Se le premesse sono queste, Everything burns di Francesca Morello, in arte R.Y.F., sarà uno dei dischi più vivi e sensati del prossimo autunno. Anzitutto c’è l’idea di un disco nato in due settimane, c’è un produttore – l’etichetta Bronson Recordings – che chiama Morello per capire cosa stava combinando, e in quel momento l’artista stava combinando il teatro, lavorando a dei brani per Tutto brucia, lo spettacolo della compagnia Motus che riprende Le troiane di Euripide via Jean-Paul Sartre.

La città è caduta, le donne sono ancora vive, tra la devastazione delle colonie e la catastrofe socio-ambientale: il brano Cassandra sembra sempre sospeso tra passato e futuro.

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Francesca Morello ce la fa sentire molto più sporca e carnale e “qui”. Quattro minuti di canzone che è impossibile ascoltare senza avere gli scatti e le convulsioni minime della new wave più bella – l’attacco è da New Order – e una voce che può ricordare quella di Jehnny Beth delle Savages per il modo di scalare le progressioni ritmiche, ma meno patinata, con un inglese non ufficiale. Proprio questa venatura storta rende il pezzo più libero dalla contingenza del posto. Il posto, lo spazio: guardando il video di Cassandra si capisce tutta la voglia e la rabbia di riprendersi lo spazio alle proprie condizioni, da soggetti imbarazzati dall’idea di “normalità”.

Con un altro brano, Normal is boring, R.Y.F. ci aiuta pure a dire quanto fosse equivoco il concetto di “new normal” ripreso tanto dal Primavera sound quanto dalle case di moda per parlare della parità dei generi come una questione soprattutto di stile, e non di potere.

Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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