Sono stata invitata a un baby shower per un’amica incinta e ho dovuto cercare su Wikipedia per capire cos’era. C’è bisogno di un ennesimo festeggiamento consumistico?–Lori
L’usanza di riunirsi tra amiche per festeggiare la futura mamma con una cascata di regali per lei e il suo bambino viene dagli Stati Uniti. Ma comincia ad avere successo anche da noi come tutte quelle feste che presuppongono l’acquisto di qualcosa: il biglietto di San Valentino, la mimosa alla festa della donna, i dolcetti a Halloween. E non è certo una novità: anche compleanni e Natale sono soprattutto sinonimo di regali.
Nonostante la sua apparenza americana, però il baby shower è una tradizione molto antica, praticata già dagli antichi egizi, dai greci e arrivata fino a noi nella forma del battesimo, in cui, manco a dirlo, si fanno regali. La secolarizzazione in atto favorisce la diffusione di un’occasione laica per festeggiare un nuovo nato.
Ma credo ci sia di più: nella moda del baby shower sento l’eco dei tempi in cui la gravidanza di una donna era un evento che coinvolgeva tutta la comunità di donne della famiglia allargata o del villaggio, un prezioso momento di passaggio di competenze, in cui le donne già madri sostenevano la gestante. Oggi, che la gravidanza è un’esperienza di coppia e a volte perfino individuale, un pomeriggio di coccole e attenzioni da parte delle amiche non può che fare bene.
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