A otto anni mia figlia sembra già una donnina: quando si smette di essere bambini?–Vittoria
La soglia dell’infanzia si sposta a seconda dei valori promossi all’interno della società. Ma c’è uno scritto di Bruno Munari, artista, designer e scrittore della prima metà del novecento, che individua un criterio ancora valido per definire quando si smette di essere bambini.
“Un pulcino diventa adulto in poche settimane, un gatto in qualche mese, una persona in tredici anni. Durante l’infanzia siamo in quello stato che gli orientali definiscono zen: la conoscenza della realtà che ci circonda avviene istintivamente mediante quell’attività che gli adulti chiamano gioco. Tutti i ricettori sensoriali sono aperti per ricevere i dati: guardare, toccare, sentire i sapori, il caldo, il freddo, il peso e la leggerezza, il morbido e il duro, il ruvido e il liscio, i colori, le forme, le distanze, la luce e il buio, il suono e il silenzio. Tutto è nuovo, tutto è da imparare e il gioco favorisce la memorizzazione”. “Poi si diventa adulti, si entra nella ‘società’”, continua Munari.
“Uno alla volta si chiudono i ricettori sensoriali, non impariamo quasi più niente, usiamo solo la ragione e la parola e ci domandiamo: quanto costa? A cosa serve? Quanto mi rende?”. “E poi, diventati ricchi, ci si fa costruire una bella villa al lago e, come ricordo di un’infanzia felice e perduta per sempre, si fanno mettere in giardino la serie completa dei nanetti e Biancaneve in cemento colorato”.
Questo articolo è stato pubblicato il 5 febbraio 2015 a pagina 12 di Internazionale, con il titolo “Guardare, toccare, sentire”. Compra questo numero | Abbonati
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