Ho scoperto che siamo gli unici genitori della classe di mio figlio che non hanno ancora organizzato le vacanze estive. Chi sono i pazzi, noi o loro?–Giorgia

“A Pasqua andiamo in Nepal”, mi ha annunciato tempo fa un papà danese ai giardinetti. Il mio sguardo incredulo è caduto sui suoi figli di tre e otto anni, e gli ho chiesto se avrebbero scalato qualche montagna. “Purtroppo no, niente trekking, perché con i bambini non è il caso”. Ah, perché invece il Nepal di bassa quota lo è? Che tipo di viaggio è quello in Nepal con i bambini? “Non ne abbiamo idea. Abbiamo preso i biglietti e una volta lì vedremo”.

Ok sono dei pazzi, ho pensato, anche perché avevano prenotato solo l’hotel della prima notte, non avevano stabilito un itinerario preciso e non sapevano con che mezzo si sarebbero spostati. “D’altronde con due bambini piccoli questo è l’unico modo possibile di viaggiare, bisogna essere flessibili”. Ovviamente non avrebbero comprato una guida del Nepal “perché non siamo interessati ad attrazioni preconfezionate”.

Questo programma di viaggio ha mandato in frantumi tutte le mie certezze in fatto di turismo con i bambini. Il non-programma del papà danese sembrava la perfetta descrizione di una vacanza dell’orrore, ma la tranquillità nella sua voce comunicava il contrario. E se il pazzo fossi io e non lui? Se la vera organizzazione familiare non avesse a che fare con rigidi programmi fatti in anticipo, ma solo con la velocità di reazione?

Questo articolo è stato pubblicato il 3 aprile 2015 a pagina 14 di Internazionale, con il titolo “Vacanze da pazzi”. Compra questo numero | Abbonati

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