Quando è uscita la notizia di un concerto gratuito di Madonna sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, che si terrà il 4 maggio, gli utenti brasiliani di X (Twitter) sono andati in fibrillazione. Oltre ai vari rainha eterna do pop, divina e maravilhosa, mi ha colpito il tweet di un utente che lanciava una scherzosa petizione per far aprire lo show di Madonna a Fernanda Abreu.

La cantante pop carioca Fernanda Abreu, effettivamente, è la cosa più musicalmente affine a Madonna che la ricchissima scena musicale brasiliana abbia mai prodotto. La pop dance non è il primo genere che viene in mente pensando alla musica di quel paese. Eppure Abreu nel 1990 è stata una pioniera dell’ibridazione tra funk, electro, hip-hop e pop radiofonico. Ed è stata coraggiosa perché per tutti gli anni ottanta la musica brasiliana che non era nel solco della più illustre tradizione della música popular brasileira era soprattutto rock.

La stessa Fernanda Abreu aveva cominciato come corista di un noto gruppo pop rock degli anni ottanta, i Blitz. Le band più amate dai giovani brasiliani degli anni ottanta erano gruppi rock (Legião Urbana, Rpm e Barão Vermelho) e rock è l’impianto di uno dei miei album post-punk preferiti di sempre (brasiliani e non), Violeta de Outono della band omonima di São Paulo.

Il suono della Zona Sul
Darsi al pop e alla dance in uno scenario del genere era un atto quasi suicida, infatti molti discografici che sentirono i primi demo di Abreu le consigliarono di mollare perché in Brasile non c’era mercato per quel genere di musica. Non solo Fernanda Abreu s’ispirava al pop internazionale ma guardava anche al funk carioca, una scena quasi esclusivamente nera che collegava le favelas della Zona Sul di Rio (la zona sud) all’hip-hop e al rap che si stavano evolvendo negli Stati Uniti. Dj Marlboro, uno dei precursori del funk (il funk carioca viene chiamato anche semplicemente così pur avendo poco a che fare con quello statunitense), vede nell’uscita di Planet rock di Afrika Bambaataa, nel 1982, l’anno zero di quel genere musicale.

Fernanada Abreu canta “A noite” durante la trasmissione tv Milkshake nel 1990

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Fernanda Abreu, proprio come Madonna nella New York dei primi anni ottanta, aveva avuto l’idea di ibridare il suono dei locali neri e periferici con il pop da classifica. E come Madonna anche Abreu aveva studiato e lavorato come ballerina: si era formata nella compagnia di Tatiana Leskova, una leggendaria danzatrice russa naturalizzata brasiliana che ancora oggi, a 101 anni, vive a Ipanema, anche lei nella Zona Sul.

Nel 1990 la Emi brasiliana decide di correre il rischio e finanzia l’album di debutto di Fernanda Abreu, che s’intitola SLA Radical dance disco club. La sigla SLA è quella dei cognomi dell’artista che all’anagrafe si chiama Fernanda Sampaio de Lacerda Abreu. Fin dall’attacco il disco è una bomba: A noite (La notte) parte con una linea di basso irresistibile e una voce in francese che dice moi et toi per lanciarsi in un inno liberatorio alla vita notturna e alla discoteca, tra i “Taka-laka-laka boom” di Sly Stone e le coriste che fanno “wha! wha!” come nei peggiori tormentoni disco-samba. Solo che questa non è musica da addio al nubilato, è torrenziale pop dance brasiliana, anzi puramente carioca. Il groove non dà tregua e ogni volta che la canzone sembra trasformarsi in qualcosa di banalmente disco cambia ancora lasciandoci senza fiato.

SLA Radical dance disco club, il brano che dà il titolo all’album, rende ancora più chiare le cose: questo disco è il figlio brasiliano e meticcio di World clique dei Deee-Lite, di Club classics Volume 1 dei Soul II Soul e di World power degli Snap!, i tre album dance fondamentali di quel periodo. Fernanda Abreu e i suoi produttori (Herbert Vianna, già cantante e chitarrista dei popolarissimi Paralamas do Sucesso, e Fábio Fonseca) sono stati rapidissimi nel cogliere lo spirito e il suono dei tempi e i loro campionamenti sembrano fatti in tempo reale: si sente Neneh Cherry che dice “Dj!” (campionata dalla sua allora recentissima hit Buffalo stance), poi il celebre “Shut up!” di Prince in Housequake e Madonna che dice “And you can dance” in Into the groove. Tutto però si sussegue in maniera talmente veloce e incalzante da lasciare col fiatone anche il nerd della musica più smaliziato.

Space sound to dance entra in territorio acid house: somiglia al funk robotico, lisergico e accelerato degli inglesi S-Express o dei belgi Technotronic, e Speed racer, a dispetto del titolo, è una slow jam meravigliosamente suonata con una bellissima chitarra solista, che non ti aspetteresti in un contesto pop dance. Ma che ha perfettamente senso nell’ecosistema sempre raffinatissimo della musica brasiliana.

Anche Você pra mim è una sognante canzone mid-tempo in stile Soul II Soul, con tanto di campionamento (quasi impercettibile se non si fa davvero attenzione) dalla loro hit Fairplay. Abreu qui cambia voce e diventa romantica e seducente e a un certo punto, in coda, entra anche una tromba solista con sordina.

Per completare il menu della sua “disco dance radicale” Fernanda Abreu propone per dessert due cover. Una è Got to be real di Cheryl Lynn, un classico della disco music che si trasforma in qualcosa di assolutamente brasiliano, a cominciare dal titolo che diventa Luxo pesado, ovvero “lusso pesante”, un manifesto dell’edonismo, di un piacere notturno talmente “real” che non ha nessuna paura di sembrare derivativo, kitsch o trash. Abreu canta in portoghese e rappa in inglese, mentre una voce maschile in francese sussurra: “Laisse ma bouche te toucher”, lascia che la mia bocca ti tocchi.

La seconda cover è un altro classico: Kung-fu fighting del cantante giamaicano Carl Douglas. Abreu ne sottolinea l’andamento reggae e ne ricerca il tropicalismo cantandola in modo rilassato e un po’ ironico. Il suo inglese con leggero accento portoghese contribuisce a renderla irresistibile.

SLA Radical dance disco club è un album talmente divertente e coinvolgente da nascondere la grande maestria musicale e produttiva con cui è stato realizzato. È pop dance fatta da grandi musicisti per un pubblico appassionato e consapevole, che non si fa imbrogliare da facili effetti speciali o trucchetti da quattro soldi. Soprattutto Fernanda Abreu ha avuto il merito di far emergere a livello pop i fenomeni del baile funk e del funk carioca che avrebbero influenzato tanta musica del futuro da M.I.A. (Pull up the people) alla stessa Madonna, che nel 2019 ci si buttò con Faz gostoso, un duetto con la brasiliana Anitta.

Se mai ci sarà una vera petizione per far aprire a Fernanda Abreu lo show di Madonna a Copacabana io sarei il primo firmatario. E forse anche la stessa Madonna sottoscriverebbe.

Fernanda Abreu
SLA Radical dance disco club
EMI Brasil, 1990

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