Il comitato intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) ha pubblicato il 2 novembre 2014 un nuovo documento in cui, in estrema sintesi, dice che le attività umane influenzano il cambiamento climatico, che le conseguenze di questo cambiamento sono preoccupanti, ma che c’è ancora margine per limitare i danni.

Se tutto questo suona già noto è perché in realtà il documento è la sintesi del colossale rapporto sul clima – “Ipcc fifth assessment report”, il quinto rapporto di valutazione dell’Ipcc – uscito in tre parti tra il 2013 e il 2014: la prima riguardava la fisica del cambiamento climatico, la seconda il suo impatto sugli ecosistemi e l’ultima le soluzioni possibili.

Adesso, con il “Synthesis report”, gli scienziati si rivolgono direttamente ai governi. Dando per scontato che pochi leggeranno le migliaia di pagine dell’intero rapporto, hanno sintetizzato in 116 pagine gli aspetti più importanti dello studio. Ma per i politici è stata preparata una versione ancora più corta: il “Summary for policymaker” – il riassunto per chi prende le decisioni politiche – è di appena 40 pagine, figure comprese.

Anche se sono il frutto di estenuanti trattative e compromessi, e restituiscono solo in parte la complessità della situazione, queste 40 pagine contengono un messaggio chiaro: se vogliamo ridurre i danni, non c’è più tempo da perdere, bisogna agire.

Quando i leader mondiali si incontreranno a Parigi nel 2015, per concludere un accordo legalmente vincolante sui cambiamenti climatici, si capirà se hanno ricevuto il messaggio.

Elena Boille è vicedirettrice di Internazionale.

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