Gianni Biondillo, Come sugli alberi le foglie
Guanda, 349 pagine, 18,50 euro
“La trincea, questo budello paleolitico, è il luogo dell’incoscienza, della bestialità, del caos. Il nemico siamo noi”. Così, nel 1916, scriveva il tenente Antonio Sant’Elia, un architetto futurista, nato nel 1888 e morto sull’Isonzo a 28 anni. È il protagonista dello stimolante romanzo di Biondillo, autore conosciuto per i suoi gialli e anche lui architetto.
Sant’Elia e molti suoi compagni futuristi si consideravano socialisti, volevano abbattere una classe dirigente passista. Mentre molti italiani furono contrari all’entrata in guerra, questi giovani contestatori consideravano il conflitto una “igiene del mondo”. In accordo con la loro fede interventista, vollero arruolarsi volontari nell’esercito. Molti morirono in guerra. In tante belle pagine Biondillo prende come ispirazione vari testimoni dell’orrore: Boccioni, Carrà, Lussu, Gadda, Musil, Ungaretti.
I geniali disegni di Sant’Elia sono tutto quello che rimane oggi del suo talento, sacrificato così giovane. Questa fu la prima guerra mondiale. Eppure non è assurdo vedere analogie paradossali tra i futuristi e i seguaci del gruppo Stato islamico nell’odierno conflitto mediorientale. Chi desidera la guerra è giovane, istruito, esaltato, vuole spazzare via un sistema corrotto. Per gli altri la guerra è solo un’ecatombe.
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