Claudia Durastanti, Cleopatra va in prigione
Minimum fax, 129 pagine, 15 euro
Caterina, la voce di questa storia, e Aurelio, il suo ragazzo, sono figli della variegata e un po’ malfamata Roma est. Non sono diplomati, non hanno grandi prospettive, eppure non gli manca l’iniziativa. Ventenni, hanno aperto un videonoleggio in un buco a Tor Pignattara, ma pochi clienti sono entrati, a parte qualcuno a chiedere il pizzo: gentili signori ben vestiti “in bomber di camoscio sopra le polo” che ai ragazzi sono sembrati “più missionari che delinquenti”.
Quando Aurelio apre uno strip club con un socio, le cose vanno anche peggio: finisce in carcere. Caterina non manca mai al colloquio settimanale a Rebibbia. Perdona ad Aurelio anche l’anca rotta che le ha procurato in un attacco di gelosia. Ma nel frattempo lei ha un amante, “il poliziotto”, incontrato in quel famigerato club. Sa che lui “l’ha un po’ usata”.
Su questo modesto triangolo amoroso Claudia Durastanti, nata nel 1984, costruisce un duro e convincente romanzo. Dipinge l’universo grigio, ma non tetro, di giovani romani che si muovono tra legalità e reato, tra ambizione e rassegnazione. L’autrice sa calarsi nei panni di chi è totalmente senza appoggi, sa creare mondi con poche righe di dialogo serrato. Scrive bene di sentimenti e anche di sesso.
Questa rubrica è stata pubblicata l’11 novembre 2016 a pagina 86 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati
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