La disdetta di un’intervista in diretta su Sky da parte di Beppe Grillo ha provocato molte polemiche. La trasmissione era programmata per il 17 febbraio, ed è stata annullata poche ore prima con un semplice tweet: “L’intervista in diretta con Sky Tg24, prevista per le 20.30 di oggi a Genova, non si farà”.
Tutti ricordano la violenta reprimenda del comico contro la consigliera bolognese Federica Salsi, colpevole di aver accettato l’invito di Giovanni Floris a Ballarò. Sul suo blog qualche mese fa Grillo ha “fortemente sconsigliato la partecipazione ai talk show”. Pochi giorni fa in Val di Susa ha cacciato dal suo palco un operatore di Rai3.
Tutti quindi si sono stupiti quando il fondatore del Movimento 5 stelle ha annunciato il suo ritorno in televisione. Il 26 gennaio a Ravenna Grillo ha detto: “Nell’ultima settimana della campagna elettorale tornerò in televisione”. È stato lo stesso comico ad annunciare l’avvenimento in modo irrituale prima della stessa tv: “Facciamo l’intervista domenica 17, perché il 17 porta bene”, ha aggiunto.
Questa la motivazione dell’annullamento: “Preferiamo le piazze ai salotti della tv”. Una fatwa poco credibile. Perché quando Grillo ha preso l’accordo con Sky, era convinto che questa intervista gli potesse servire per raccogliere voti. Con le piazze gremite degli ultimi giorni è cambiato il calcolo di convenienza. Tutto lì.
Grillo si può permettere di ignorare le regole più elementari, anche se sarebbe stato utile per tutti ascoltarlo mentre spiegava il programma del suo movimento. Quella del comico che detesta la televisione è una favola.
Grillo ha costruito la sua carriera sulla televisione. Il suo sito pullula di video. Ogni suo comizio viene trasmesso in diretta. Sul sito ha messo una sua intervista con la televisione olandese. I suoi consiglieri hanno la webcam sempre a portata di mano. Osannare la rete e demonizzare la televisione sarebbe un atteggiamento infantile.
In verità a Grillo piace gestire il movimento come vuole lui. Come molti di noi, cerca di non esporsi a domande critiche. E da guru vanitoso, gli piace essere applaudito da migliaia di fan. Adora arringare la folla, insultare i politici chiamandoli “facce da culo”. Ma tra Grillo e i parlamentari che porterà in parlamento c’è un abisso.
Loro non hanno il palco in piazza, né la notorietà del guru, né la gente disposta ad ascoltarli. Tra una settimana il circo elettorale scomparirà, e per alcuni anni inizierà la fatica quotidiana della pianura. E l’ondata di populismo e di vaffanculo s’infrangerà contro la realtà quotidiana.
Già controllare una dozzina di consiglieri regionali si è rivelato un compito difficile. Costringere cento parlamentari a rinunciare alla televisione non sarebbe altro che un semplice atto talebano. Lecito, ma autolesionista.
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