Il primo turno delle elezioni dipartimentali francesi è andato come doveva andare: la destra è di nuovo la prima forza politica del paese a livello locale. Secondo i primi risultati, l’Ump, il partito dell’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy, e i suoi alleati hanno ottenuto più del 36 per cento dei voti, oltre otto punti di distacco rispetto al Partito socialista (Ps) e ai suoi alleati (28 per cento). Il Fronte nazionale (Fn) ha invece ottenuto poco più del 24 per cento.
Sarkozy, che ha conquistato la presidenza del partito nel novembre scorso, ha così vinto le sue scommesse: riportare l’Ump in testa, legittimare la sua posizione di leader del partito di fronte agli sfidanti alle primarie per le presidenziali del 2017, e strappare alla sinistra la maggioranza dei dipartimenti – l’equivalente delle ex province italiane.
Dato alla pari con l’Ump nei sondaggi, il partito di Marine Le Pen non è più il primo partito del paese, come la sua leader andava ripetendo dalle elezioni europee del maggio del 2014, ma ha indubbiamente ottenuto un forte successo e, portando a casa il miglior risultato della sua storia in un’elezione locale, ha confermato il suo crescente radicamento nel territorio: alla vigilia del voto il Fn aveva un solo consigliere dipartimentale (su quasi quattromila) mentre adesso sarà presente al secondo turno, il 29 marzo, in centinaia di “cantoni”, le circoscrizioni elettorali amministrative. Altra conseguenza del successo relativo dell’Fn (a conferma che un elettore su quattro sceglie ormai stabilmente di votare per il partito di Le Pen) è la crescente banalizzazione della sua retorica xenofoba ed eurofoba. Per finire, il voto conferma anche che il paesaggio politico francese sta passando dal bipolarismo destra-sinistra a una forma di tripartitismo Ump-Ps-Fn.
Resta da vedere come si comporterà il partito di Sarkozy nei confronti dell’Fn tra i due turni. Subito dopo il voto, l’ex presidente ha dichiarato che “non ci saranno accordi né a livello nazionale né locale con i dirigenti dell’Fn”, aggiungendo che “nei cantoni dove i nostri candidati non sono presenti al secondo turno, l’Ump non inviterà a votare né per il Fn, con il quale non abbiamo nulla in comune, né per il Ps, di cui non condividiamo le scelte”. In sostanza, libertà di voto e Fn e Ps messi sullo stesso piano. Un voltafaccia rispetto alla linea tradizionale del partito, quella del “cordone sanitario” intorno all’Fn in nome dei “valori repubblicani”, quando i candidati dell’Ump sconfitti al primo turno invitavano i loro elettori a sbarrare la strada ai frontisti votando per i candidati di centro o di sinistra e viceversa.
Il voto di domenica è infine una sconfitta annunciata per la sinistra al potere nel paese. Con un Partito socialista sotto il 20 per cento e con oltre 500 cantoni (su 2.054) nei quali il Ps non sarà presente al secondo turno, si tratta di una nuova batosta elettorale per il presidente della repubblica François Hollande e per il premier Manuel Valls, dopo quella delle europee dell’anno scorso e prima di quella, annunciata, delle regionali dell’anno prossimo. Il fatto che l’odiato Fn non sia riuscito a mantenersi primo partito del paese è una magra consolazione di fronte allo sbando nel quale si trova la sinistra francese, a corto di idee e di leader capaci di mobilitare su di esse l’elettorato.
Il voto di domenica si distingueva anche per il nuovo tipo di scrutinio, chiamato binominale: per garantire la parità di genere le candidature si presentavano infatti a coppie (un uomo e una donna). Nei dipartimenti ci saranno quindi per forza lo stesso numero di consiglieri e consigliere: nelle scorse elezioni locali le donne erano solo il 14 per cento nei consigli dipartimentali.
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