Forse sono una delle poche persone a comprare ancora musica su supporto fisico, addirittura in vinile. Però riconosco quanto sia splendido avere a disposizione i siti di streaming e decidere ad esempio che Fantasy dei Lightning Dust era un bel lavoro che rielaborava con gusto i suoni degli anni ottanta, e ti faceva sentire subito sedicenne e in un film di John Hughes. Ma, è giusto comprarsi il cd? Accumulare cd? Non sempre, così l’ho preso su iTunes.
Dopo questa divagazione, la redazione di Pitchfork ha deciso che è ancora interessante dare rilievo a questioni del secolo scorso: le copertine dei dischi.
E così ha scelto le venti più belle del 2014, perché nonostante tutti i discorsi sui nuovi modi di fruire dei prodotti culturali, rimangono un fattore importante che ci danno qualche elemento in più per capire un disco e un artista.
I vincitori vanno da FKA twigs per il suo debutto LP1 in cui Jesse Kanda si diverte a trasformarle il viso pensando molto a Francis Bacon e Margaret Keane (sulla quale vedremo presto un biopic di Tim Burton).
Oppure la copertina più intimista, libera e on the road per Are we there di Sharon Van Etten.
E infine uno dei ritorni dell’anno, non per tutti, ma sicuramente per chi negli anni novanta ballava (io no) o ascoltava nella propria cameretta Come to daddy e Windowlicker (io sì): Syro di Aphex Twin. The Designer Republic, gli autori della copertina, puntano alla negazione del design riportando semplicemente l’elenco delle spese di produzione e marketing legate all’album stesso.
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