(Henry Ruggeri, Barley arts promotion)
Visto che la fine dell’anno si avvicina, ho deciso di elencare i mie dieci concerti preferiti del 2013. Qualche premessa. Ho escluso i live che ho visto all’estero, in particolare quelli al [South by southwest][1], perché mi piaceva l’idea di qualcosa che magari ho condiviso con i lettori di Internazionale. Ho scelto dei video amatoriali, presi da YouTube, per aggiungere un documento dal punto di vista del pubblico. Ringrazio quindi le persone che li hanno girati e condivisi.
Ho messo, come detto, solo gli spettacoli a cui ero presente. Ho due grossi rimpianti: aver perso i The Knife all’Alcatraz di Milano e soprattutto i Nine Inch Nails ad Assago. Premesse a parte, ecco le mie scelte. Si accettano suggerimenti nei commenti, visto che questa selezione è ovviamente molto incompleta.
1. Bruce Springsteen: Stadio San siro, Milano. (3 giugno)
Bruce Springsteen dal vivo non ha rivali. Nessuno è in grado di trasformare uno stadio in un posto intimo, un luogo dove l’artista che è sul palco e il suo pubblico comunicano come se fossero in un piccolo club. Nessuno è in grado di intrattenere 60.000 persone per tre ore e mezza senza pause. Nessuno tranne Bruce, chiaramente. Tornato per la quinta volta a San Siro, il Boss ha suonato per intero Born in the Usa. E ha arricchito la scaletta con classici come Atlantic City, The river e Badlands. Non posso non citare anche [la data dell’11 luglio a Roma][2], altro show da ricordare.
2. Nick Cave: Auditorium Parco della musica, Roma. (27 novembre)
Il suo ultimo disco Push the sky away è un mezzo capolavoro. E il tour è stato all’altezza. Dopo essermelo [gustato ad Austin][3], ho deciso di fare il bis con il tour italiano a Roma e a Milano. Due performance cupe, viscerali e piene di energia. Quando esci da un concerto di Nick Cave non sei mai la stessa persona che è entrata.
3. The National: Auditorium Parco della musica, Roma. (30 giugno)
L’ultimo disco dei National, Trouble will find me, non mi ha entusiasmato. Ma immaginavo che dal vivo, dove di solito Matt Berninger e soci danno il meglio di sé, la storia sarebbe stata diversa. Il finale acustico con Vanderlyle crybaby geeks vale da solo il prezzo del biglietto.
4. Neil Young: Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle. (26 luglio)
Quando vai a sentire Neil Young ti passa davanti tutta la storia del rock. Quando sale sul palco con i Crazy Horse il cantautore canadese accentua ancora di più la sua vena psichedelica ed è un piacere perdersi nei suoi lunghi assoli di chitarra. Un bel viaggio nel tempo.
5. John Grant: Auditorium Parco della musica, Roma. (12 aprile)
John Grant ha una grande voce e scrive delle belle canzoni. All’inizio il suo nuovo disco Pale green ghosts, arrivato dopo lo splendido Queen of Denmark non mi aveva entusiasmato. Dopo aver sentito i nuovi brani all’Auditorium ho cambiato idea.
6. Blur: Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle. (29 luglio)
Un’ora e mezzo secca di greatest hits, con pezzi come Girls and boys, Tender e Parklife. Una band in grande forma, guidata dal tarantolato Damon Albarn. Spesso le reunion sono tristi. Quella dei Blur non lo è stata, per niente.
7. Atoms for peace: Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle. (16 luglio)
Il modo più semplice per capire com’è cambiato Thom Yorke da Creep a oggi è andare a sentire gli Atoms For Peace, il suo progetto parallelo insieme a Nigel Godrich e Flea che mescola rock, elettronica e afrobeat. Il musicista inglese sul palco non è più l’introverso weirdo degli anni novanta: si diverte, balla come un matto e si veste come un hipster. A differenza di altri, lui se lo può permettere.
8. Bob Dylan: Atlantico, Roma. (7 novembre)
Ci ha fregato ancora una volta. Dopo aver fatto la stessa scaletta per due anni, costruita soprattutto sul suo repertorio più recente, a Roma Bob Dylan ha deciso di tornare agli anni sessanta e ha suonato canzoni che non tirava fuori da parecchio tempo. Ho ancora i brividi per aver ascoltato Girl from the north country dal vivo. (Il video è del 6 novembre, il giorno precedente).
9. David Byrne&St.Vincent: Auditorium Parco della musica, Roma. (11 settembre)
La teatralità e il genio di David Byrne uniti al talento di St. Vincent. Un bello spettacolo, pensato soprattutto per i teatri (e quindi l’Auditorium era perfetto per ospitarlo). Uno show equilibrato, a cavallo tra passato e presente.
10. My Bloody Valentine: Orion, Roma. (29 maggio)
Un concerto? Più che altro un’esperienza. I My Bloody Valentine dal vivo non sono la stessa band che si ascolta negli album, lo si sapeva. Per questo non ha senso lamentarsi se “non si sentono le voci”. All’Orion ci sono stati anche dei problemi tecnici, a dirla tutta. Però la band irlandese va vista almeno una volta nella vita. Con i tappi per le orecchie, però.
Giovanni Ansaldo lavora a Internazionale. Si occupa di tecnologia, musica, social media. Su Twitter: @giovakarma
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