Non sono mai stato al Coachella, come penso molti di voi, visto che non è proprio dietro l’angolo. Le mie impressioni sul festival, quindi, sono da semplice spettatore che si mette di fronte a un computer e approfitta della diretta YouTube. Facendo un po’ di rassegna stampa sul primo weekend del festival californiano che si è tenuto dal 12 al 14 aprile (il secondo si svolgerà dal 19 al 21 aprile), ho l’impressione che Coachella cominci a mostrare delle crepe sempre più evidenti. La line up già da qualche anno non è all’altezza degli anni d’oro, ma ho l’impressione che in generale il modello del festival di Indio funzioni meno bene di un tempo.

La pulce nell’orecchio me l’ha messa il Guardian, che ha raccontato come per la prima volta quest’anno i biglietti (che costano dai 499 ai 1.399 dollari) siano stati venduti molto più lentamente: quelli del primo weekend ci hanno messo 27 giorni per andare esauriti, mentre per il secondo fine settimana ce ne sono ancora alcuni disponibili.

Alcune performance, inoltre, mi sono sembrate poco convincenti, a partire da quella dell’headliner Lana Del Rey, un’artista che stimo profondamente ma che dal vivo non sembra mai dare il meglio di sé. Stavolta Del Rey è stata anche un po’ penalizzata da problemi tecnici e non è bastato il cameo di Billie Eilish (che ha anche tenuto una festa a sorpresa nella quale ha fatto ascoltare degli estratti del nuovo disco) a risollevare il concerto.

È andato molto meglio il rapper Tyler, The Creator, mentre mi ha rattristato la reazione sonnolenta del pubblico all’esibizione dei Blur. Ma forse la scelta della band di tornare a Indio non è stata particolarmente saggia, perché a un pubblico statunitense giovane Damon Albarn e compagni probabilmente dicono poco (un discorso che, ovviamente, non vale per i Gorillaz). A proposito di performance poco entusiasmanti, il dj set di Grimes è stato così problematico da costringere l’artista a delle scuse pubbliche su X per rimediare alla figuraccia fatta di fronte al pubblico. Poi sì, c’era Taylor Swift con il fidanzato, ma quella è materia per i giornali di gossip, perché lei non ha cantato.

Siamo arrivati all’inizio della fine del Coachella come evento di riferimento per la musica dal vivo statunitense e non solo? Forse è presto per dirlo, ma ho l’impressione che la manifestazione di Indio stia diventando sempre meno convincente. È la metafora di un gigantismo che (nonostante i numeri apparentemente entusiasmanti della musica dal vivo) fatica a tener fede alle sue promesse. E trovare ogni anno qualcosa con cui stupire il pubblico non è facile. Davvero una reunion dei No Doubt è un evento così imperdibile?

Questo testo è tratto dalla newsletter Musicale.

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