In questa estate di guerre e di tregue, di attentati e di allarmi, di partenze e di sbarchi, torna utile come una bussola la definizione di giornalismo data da Ryszard Kapuscinski in Autoritratto di un reporter, appena pubblicato da Feltrinelli: “Il più delle volte definirei la mia professione come quella di un traduttore. Traduttore non da una lingua all’altra, ma da una cultura all’altra. Già nel 1912 Bronislaw Malinowski osservava che il mondo della cultura non è gerarchico (…), che non esistevano culture alte e culture basse. Ciò è tanto più vero oggi, nel nostro mondo multiculturale così differenziato, ma nel quale le singole culture sono sempre più legate e mescolate tra loro. L’importante sarebbe fare in modo che tra le culture si creassero rapporti non di dipendenza e subordinazione, ma di intesa e collaborazione. Solo così può esserci una speranza che, nella nostra famiglia umana, l’intesa e la benevolenza prendano il sopravvento sulle ostilità e i conflitti”.
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