“La voglia di cambiare aspetto, di ballare nelle strade, di prenderci gioco dei potenti e abbracciare perfetti sconosciuti è difficile da reprimere. La capacità di gioire insieme è profondamente radicata in noi, almeno quanto quella di provare un desiderio erotico per altri esseri umani. Possiamo anche vivere senza esprimerla, come fa la maggior parte di noi, ma corriamo il rischio di soccombere all’incubo solitario della depressione.

“Perché non dovremmo rivendicare la nostra caratteristica tipicamente umana di procurarci un piacere inebriante con la musica, i colori, le feste e le danze? Non c’è uno ‘scopo’ preciso – nessuna sfumatura religiosa, nessun messaggio ideologico, né soldi da guadagnare – è solo la possibilità, di cui abbiamo sempre più bisogno in questo affollato pianeta, di riconoscere il miracolo della nostra simultanea esistenza con una qualche forma di celebrazione”.

Barbara Ehrenreich, Dancing in the streets: a history of collective joy (Metropolitan Books 2007).

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it