Questa è una storia che arriva dalla Francia ed è a lieto fine. Nel settembre del 2010 la multinazionale anglo-olandese dell’alimentazione Unilever decide di chiudere lo stabilimento Fralib di Gémenos, vicino a Marsiglia, e di spostare la produzione del tè Lipton e delle tisane Éléphant in Polonia e a Bruxelles. La ragione: uno sciopero degli operai francesi, che chiedono aumenti salariali.
Il 26 maggio di quest’anno, dopo 1.336 giorni di lotta, i lavoratori hanno vinto: potranno formare una cooperativa (si chiamerà Scop Ti), rilevare la fabbrica, riprendere la produzione e in più riceveranno dall’Unilever un indennizzo di 19,2 milioni di euro. I 76 operai che hanno resistito per quattro anni sono stati sostenuti da una rete di solidarietà francese ed europea, e da iniziative che hanno spinto il governo a occuparsi della vicenda.
Nel frattempo la Unilever non è rimasta a guardare: minacce e tentativi anche violenti di sgombero. Alla fine sono state le azioni legali e l’annuncio di un boicottaggio che probabilmente hanno spinto la multinazionale a trovare un accordo. Ma gli operai sanno che la parte più difficile comincia ora: “Con la nostra vittoria non abbiamo messo fine al capitalismo”, ha detto Olivier Leberquier, delegato sindacale. La nuova cooperativa vuole sviluppare la produzione di tè e tisane biologiche con aromi naturali, lavorare con agricoltori locali, rilanciare piante aromatiche come la verbena e il tiglio. Per il tè hanno trovato un produttore nel nord del Vietnam.
In Francia si calcola che entro il 2020 tra le 700mila e le 900mila aziende potrebbero cambiare padrone. Spesso si tratta di aziende in buona salute, che però per varie ragioni non riescono a trovare un proprietario e che quindi rischiano di chiudere. Un peccato, anche perché queste aziende hanno un tasso di sopravvivenza più alto di quelle create da poco, soprattutto quando sono i lavoratori a prenderne in mano la gestione. Il parlamento francese sta discutendo un progetto di legge che prevede tra l’altro di dare ai lavoratori il diritto di prelazione quando vengono messe in vendita piccole e medie aziende che hanno i conti in attivo. In tempi di crisi economica e di fabbriche che chiudono, ogni storia a lieto fine merita di essere raccontata.
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