Nei mesi passati molti hanno usato la parola “schiavismo” parlando dei migranti che cercano di raggiungere le coste europee. Riferendosi alle persone che trasportano i migranti sulle barche, Matteo Renzi ha scritto: “I trafficanti di esseri umani sono gli schiavisti del ventunesimo secolo”.
Ma è falso, dicono in una lettera uscita su OpenDemocracy – e pubblicata questa settimana anche su Internazionale – 310 studiosi di migrazioni e schiavismo che lavorano nelle università di mezzo mondo: gli schiavi africani non volevano lasciare la loro terra, mentre le persone che oggi si imbarcano per l’Europa vogliono andar via, e se potessero entrare liberamente prenderebbero voli low cost, decisamente più economici e sicuri delle traversate in mare.
Parlare di schiavisti serve solo a legittimare l’uso della forza e le azioni militari. I 310 studiosi, a cui se ne stanno aggiungendo altri, chiedono ai leader politici europei di non usare più l’analogia della tratta degli schiavi e di mettere invece in pratica il diritto alla libertà di movimento rivendicato nelle battaglie contro lo schiavismo dagli attivisti afroamericani dell’ottocento.
L’importanza che con il passare del tempo sta assumendo il dibattito sulle migrazioni è stata sintetizzata bene da Angela Davis, attivista del movimento afroamericano e da sempre militante di sinistra.
Incontrando un gruppo di rifugiati a Berlino, ha detto: “Il movimento dei migranti è il movimento del ventunesimo secolo, è il movimento che sta sfidando gli effetti del capitalismo globale, è il movimento che reclama i diritti civili per tutti gli esseri umani”.
Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2015 a pagina 5 di Internazionale, con il titolo “Movimento”. Compra questo numero | Abbonati
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