“Io sono stanca. Voi siete stanchi. È il 2017. E nel 2018 prevedo che saremo tutti ancora più stanchi”. Ariana Tobin, giornalista di ProPublica, ha raccontato su NiemanLab come si aspetta che sarà l’anno nuovo per i mezzi d’informazione. La stanchezza di cui parla è quella di lettori e lettrici, sommersi da un flusso ininterrotto di notizie, articoli, video. E dei giornalisti, che quel flusso devono alimentare.
Secondo un rapporto del Reuters institute pubblicato a giugno, è sempre più diffuso un fenomeno chiamato news avoidance: cercare attivamente di evitare le notizie. In testa, tra i paesi analizzati, Turchia e Grecia, dove il 57 per cento delle persone intervistate ha dichiarato di cercare spesso di evitare d’informarsi. In coda il Giappone (6 per cento) e quasi tutti i paesi scandinavi. L’Italia è in mezzo, con il 28 per cento. Tra le ragioni principali ci sono l’effetto negativo che le notizie hanno sull’umore (48 per cento) e la sfiducia nei mezzi d’informazione (37 per cento). Le donne più degli uomini evitano le notizie e, negli Stati Uniti, gli elettori di sinistra lo fanno più di quelli di destra. È un problema, e non solo per i mezzi d’informazione ma per l’intero sistema democratico.
Qualche settimana fa abbiamo parlato di una ricerca statunitense secondo cui i giornali, anche quelli piccoli o locali, hanno ancora la capacità di orientare l’opinione pubblica, di far discutere sui temi di cui si occupano, e soprattutto di far cambiare idea alle persone fornendo dati e informazioni approfondite. Un’influenza definita “apprezzabile”, visto che neppure le campagne elettorali riescono a produrre uno spostamento paragonabile.
Per evitare l’affaticamento da troppe notizie, Ariana Tobin chiede ai giornalisti di selezionare di più, di stabilire delle priorità, di chiedersi sempre se quello che si sta per scrivere vale davvero il tempo di chi legge. Meno, e meglio: sembra davvero un buon proposito.
Questa rubrica è stata pubblicata il 22 dicembre 2017 a pagina 7 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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