Mentre tutti si concentrano sull’estrema destra, il vero fenomeno delle europee è l’avanzata dei verdi, ha scritto Pierre Haski su Internazionale. Si riferiva alla Germania, ma la sua osservazione si può estendere anche ad altri paesi.
Nel nuovo parlamento di Strasburgo ci saranno 69 deputati verdi, diciannove in più rispetto al parlamento uscente. Ventidue verranno dalla Germania, dove i Grünen hanno raddoppiato i voti del 2014 e sono diventati il secondo partito del paese. Dodici verranno dalla Francia, dove i verdi hanno preso il 13 per cento, e undici dal Regno Unito, con l’11 per cento. I piccoli paesi, che eleggono meno parlamentari, hanno comunque dato il loro contributo. Due deputati arriveranno dalla Finlandia, dove i verdi hanno preso il 16 per cento dei voti e sono la seconda forza politica. Tre dai Paesi Bassi, con l’11 per cento, e uno dal Lussemburgo, con il 19 per cento.
Ma ci sono due fratture che hanno segnato il voto ambientalista. La prima è generazionale. In Francia, per esempio, ha votato per i verdi il 25 per cento delle persone tra i 18 e i 24 anni e il 28 per cento di quelle tra i 25 e i 34 anni (è un sondaggio Ipsos-Sopra Steria per Ftv). E anche se con percentuali diverse, la spinta dei più giovani, spesso al primo voto, è stata determinante ovunque.
La seconda frattura è tra nord e sud, e anche est: nell’Europa meridionale e orientale i risultati dei verdi sono stati modesti, spesso deludenti.
L’ambientalismo, però, è la questione transnazionale per eccellenza. E il nuovo gruppo verde al parlamento avrà notevoli responsabilità. Se saprà lavorare con lungimiranza e non disperdere l’attenzione che ha ricevuto in queste elezioni, il prossimo passo potrebbe essere la nascita del primo, grande partito davvero europeo, con un programma unico e candidature selezionate su base continentale. Per poter finalmente votare una candidata finlandese in Italia o un greco in Polonia.
Questo articolo è uscito sul numero 1309 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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