Il giornalista perfetto non vorrebbe mai vedere errori sui giornali. Accorgersi che una notizia è scritta in modo superficiale, che la grafia di un nome è sbagliata, che i conti delle percentuali non tornano, è mortificante. Perché il dovere del giornalista è pubblicare notizie corrette e accurate, e non farlo compromette la sua credibilità e quella dei giornali.

Per evitare che questo succeda, bisogna ammettere gli errori e correggerli. Sarebbe stupido pretendere di non sbagliare mai. O pretendere che nessuno si accorga degli errori. Correggere è innanzi tutto una questione di trasparenza. E poi è un modo per rinnovare il patto di fiducia con i lettori. Come dire: “State certi che quando qualcosa va storto corriamo ai ripari”.

Correggere gli errori può essere faticoso e umiliante, ma è sempre un’occasione per imparare. D’altra parte, anche leggere un articolo sciatto è faticoso e umiliante. E neanche voi, cari lettori, dovreste mai accontentarvi di articoli così. Quando qualcosa non va, fate sentire la vostra voce, puntate il dito contro gli strafalcioni, protestate! Con un’email, un tweet, una telefonata. Vogliamo tutti dei giornali migliori, e la qualità dei giornali dipende anche da voi. Pensare che la vostra voce non faccia la differenza sarebbe l’errore peggiore.

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