“Cin cin, Cinzano”. A cena con pochi intimi nella sua casa di Soweto, per la prima volta dopo ventisette anni di prigionia, Nelson Mandela brinda con un bicchiere dello spumante italiano che diventò famoso anche grazie a questo slogan. Nella foto a pagina 76 dello scorso numero si vede chiaramente l’etichetta: non è champagne, come abbiamo scritto nella didascalia.

“Che smacco per i francesi!”, commenta Pietro Bianchini, uno dei lettori che ci hanno segnalato l’errore. Ma per l’autore della foto, uno statunitense, champagne o spumante faceva poca differenza. All’estero circolano ancora così tanti errori sui prodotti alimentari italiani che lo scorso settembre l’Academia Barilla, che punta a “promuovere e diffondere la conoscenza dei prodotti e della cucina italiana nel mondo”, ha pubblicato, a uso degli stranieri, la lista dei più comuni:

Ketchup on your pasta? Basta!, ha titolato l’Independent.

Ma in fondo il ketchup sulla pasta non ha mai fatto male a nessuno. A dicembre del 2011, invece, il quotidiano cileno La Tercera è stato condannato a versare 125mila dollari di indennizzi a 13 lettori vittime di una ricetta pubblicata sette anni prima. “I giudici hanno stabilito che i churros avevano buone possibilità di esplodere se l’olio avesse raggiunto la temperatura indicata”.

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