Julio Cortázar, Carta Carbone. Lettere ad amici scrittori
Sur, 280 pagine, 16 euro
Ogni volta che scriveva una lettera, lo scrittore Julio Cortázar ne teneva una copia ottenuta con la carta carbone. Del suo impressionante epistolario, per questo perfettamente conservato, esce la traduzione italiana del primo volume, dedicato alla corrispondenza con altri narratori, famosi, per lo più spagnoli o sudamericani.
Come la modalità della loro conservazione, anche il contenuto di queste lettere mostra l’importanza che Cortázar dava all’esercizio della propria scrittura: recensendo con entusiasmo e rigore le opere dei suoi interlocutori, imbastendo piccoli racconti surreali a partire da quello che gli era capitato, o elaborando con virtuosismo quelle scuse per il ritardo nella risposta con cui, quasi sistematicamente, apriva le sue lettere.
Così il lettore arriva a conoscere nel dettaglio cosa Cortázar pensava della rivoluzione cubana, del successo di Herman Hesse tra i giovani o dell’abitudine romana di tirare “carrettate di bottiglie e piatti in strada” a Capodanno.
In un’epoca in cui, magari senza volerlo, ognuno di noi lascia tantissime “copie carbone” di ciò che scrive, mentre esce la traduzione italiana del suo
L’esame (Voland), stralunata descrizione delle origini del peronismo (e per questo pubblicato, in Francia, solo trentotto anni dopo), vale la pena di ritagliarsi un po’ di tempo per sbirciare come questo grande autore, scrivendo, esaminava il mondo.
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