Nella notte tra il 17 e il 18 marzo è ripresa la guerra nella Striscia di Gaza, con Israele che ha condotto una serie di attacchi che hanno causato almeno 413 morti, secondo il ministero della salute di Hamas. Il governo israeliano ha fatto sapere che proseguirà l’offensiva fino al ritorno a casa di tutti gli ostaggi.
L’esercito israeliano ha affermato di aver condotto “attacchi massicci contro obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza”.
Il ministero della salute di Hamas ha riferito di “almeno 413 morti, in maggioranza donne e bambini, e centinaia di feriti, molti dei quali in condizioni critiche”.
Tra le vittime c’è Essam al Dalis, il capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres si è detto “scioccato per gli attacchi israeliani a Gaza”.
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La ripresa dell’offensiva, decisa dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Israel Katz, “è la conseguenza del rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi e di seguire le indicazioni dell’inviato statunitense Steve Witkoff”, ha affermato il governo israeliano.
La Casa Bianca ha dichiarato di essere stata consultata prima della ripresa dell’offensiva.
Katz ha avvertito che la guerra proseguirà “fino al ritorno a casa di tutti gli ostaggi”.
Delle 251 persone rapite durante l’attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre 2023, 58 si trovano ancora a Gaza, 34 delle quali sono state dichiarate morte dall’esercito israeliano.
Secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili, che comprende gli ostaggi morti in cattività, l’attacco di Hamas ha causato 1.218 vittime.
Secondo il ministero della salute di Hamas, i cui dati sono considerati affidabili dalle Nazioni Unite, la successiva offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato almeno 48.572 morti, oltre a una catastrofe umanitaria.
Hamas ha reagito alla ripresa dell’offensiva israeliana accusando Netanyahu di “sabotare” la tregua in vigore dal 19 gennaio e di “sacrificare gli ostaggi”.
“La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra costituisce una condanna a morte degli ostaggi”, ha affermato in un comunicato.
Il gruppo palestinese ha invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a riunirsi d’urgenza per costringere Israele a “mettere fine all’aggressione”.
I disaccordi tra Israele e Hamas riguardavano le modalità di prosecuzione della tregua. Dopo la scadenza della prima fase, il 1 marzo, Hamas chiedeva di passare alla seconda fase dell’accordo, che prevede un cessate il fuoco permanente, il ritiro completo israeliano dalla Striscia di Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi.
Israele, però, puntava a una proroga della prima fase della tregua fino alla metà di aprile e, per passare alla seconda fase, chiedeva la demilitarizzazione totale di Gaza e la restituzione di tutti gli ostaggi. Per fare pressione su Hamas, aveva anche bloccato la consegna degli aiuti umanitari.