Bruno Tobia e Fabio Stassi, La città nascosta

Camera 21, 100 pagine, 25 euro

Non è facile raccontare cosa sia davvero La Sapienza, il campus universitario di Roma che di solito sui giornali o in televisione si trova associato a qualche scoperta, a qualche polemica, talvolta a un disordine o a uno scandalo.

Le persone tendono a ricordarne l’architettura razionalista, le scalinate e i giardinetti, lo sguardo spesso disilluso degli studenti, quello spesso sfuggente dei professori. Ma si tratta solo della superficie. Per spingersi un po’ più in profondità servono strumenti più analitici del giornalismo, strumenti come la fotografia e la letteratura. Due persone che ci hanno lavorato a lungo, Bruno Tobia e Fabio Stassi, le impiegano in questo libro per mostrare una Sapienza meno nota, una Sapienza misteriosa. Il primo con immagini crepuscolari dei suoi interni: sottoscala, archivi, bacheche e aule vuote. Il secondo con una breve ma vertiginosa narrazione che accumula metafore fino a fare dell’università romana una nuova città invisibile, come quelle che, nell’immaginazione di Calvino, Marco Polo raccontava a Kublai Khan.

Ne viene fuori un libro bello che, senza tentare alcuna visione d’insieme, attraverso un lungo accumulo di dettagli vividi e veri, fa scorgere al lettore il profilo di una “città” di cui tutti possono rivelare un segreto e che continua a nascondersi, una città dove tutti passano e che nessuno capisce, un po’ come Roma, un po’ come

l’Italia.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it