Antonio Cassese, Kafka è stato con me tutta la vita
Il Mulino, 144 pagine, 14 euro
Poco prima di morire Antonio Cassese (1937-2011), giurista e primo presidente del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia, decise di raccogliere e sistemare alcune riflessioni dedicate nel corso degli anni a Franz Kafka. Oggi questi testi sono pubblicati insieme ad altri racconti e rivelano la profondità e l’urgenza morale con cui sono stati scritti. Secondo Cassese, in Kafka è fondamentale il dilemma tra il desiderio di aiutare gli altri, colpiti dall’ingiustizia, e la consapevolezza dell’incapacità di farlo, perché implicherebbe il riconoscimento dell’ingiustizia che lo scrittore stesso subì da suo padre.
Questo conflitto tra giustizia e disciplina, che si ritrova nei racconti, nelle lettere e negli episodi privati della vita del grande scrittore praghese, viene verificato in altre fonti (episodi narrati da Simon Wiesenthal, altri racconti reali o letterari che all’autore sono stati riferiti) e fa emergere una psicologia della giustizia disincantata e sofferta, in cui la compassione deriva da una partecipazione alla sofferenza altrui, a sua volta germogliata dalla propria sofferenza. Si tratta di una chiave di lettura che riesce a gettare qualche luce sugli enigmatici racconti kafkiani facendoci intuire qualcosa su quelle storie così misteriose e al tempo stesso così perfettamente familiari e sul perché da quando furono ritrovate non si è mai smesso di leggerle.
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