Daniele Giglioli, Critica della vittima
Nottetempo, 128 pagine, 12 euro
Daniele Giglioli crede che quella “vittimaria” sia la macchina mitologica oggi prevalente, ovvero che “la vittima è l’eroe del nostro tempo”. È difficile dargli torto. Basta leggere un po’ di dichiarazioni sui giornali per rendersi conto che nei discorsi pubblici (e forse non solo in quelli) sono in moltissimi a presentarsi come vittime cercando di ottenere riconoscimento, diritto e identità. Più che esporre la validità delle proprie ragioni, ognuno sposta l’accento sull’ingiustizia della propria condizione e, in un’epoca di trasformazione e di difficoltà come questa, è piuttosto facile farlo.
Il problema è che così facendo le difficoltà non si risolvono e le trasformazioni si bloccano, perché, spiega Giglioli, “la prosopopea della vittima rafforza i potenti e indebolisce i subalterni, svuota l’agency, perpetua il dolore”. Facendoci credere di essere soli contro tutti gli altri depotenzia in noi la possibilità di solidarizzare con chi, pur colpito in modo diverso, magari più magari meno, potrebbe avere problemi simili ai nostri, disabituandoci a capire cosa non va e a spiegarlo. In passato ci sono stati altri momenti in cui si è usata quest’arma retorica, ma dagli anni sessanta del novecento, le cose sono precipitate fino a raggiungere il livello di guardia che viviamo. Ben venga dunque questo pamphlet che rivela le trappole del vittimismo e spiega come riconoscerlo ed evitarlo. Magari partendo da se stessi.
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