Philippe Descola
Oltre natura e cultura
Raffaello Cortina editore,574 pagine, 34 euro
Mentre minacce climatiche e sanitarie rendono chiaro quanto sia rischioso pensarci come esseri indipendenti dal mondo che abitiamo, è particolarmente benvenuta la riproposizione di questo classico dell’antropologia che qualche anno fa ha cambiato il modo di pensare la relazione tra esseri umani e non umani (animali, vegetali, minerali).
L’autore, Philippe Descola, che ha occupato la cattedra che fu di Claude Lévi-Strauss al Collège de France, è uno dei più influenti antropologi viventi. Per lui, il nostro “naturalismo” che postula una radicale differenza tra questi due tipi di esseri, permettendo di attribuire una cultura solo agli umani, non è che uno dei modi possibili di definire questa relazione. Le culture segnate dall’“animismo” ritengono che i non umani abbiano un’anima simile agli umani e solo un corpo diverso. Altre (come l’aborigena australiana) che umani e non umani abbiano corpi e anime simili e possano dunque ibridarsi. Altre ancora, come quelle dell’India o della Cina antica, vedono i diversi esseri disposti lungo una catena gerarchica. È interessante che Descola non consideri queste quattro “ontologie” come stadi di una storia progressiva che arriva alla modernità, ma come possibilità compresenti che si mescolano tra loro. Così, proponendo una teoria generale delle relazioni tra abitanti della Terra, riesce a relativizzare differenze che sembrano grandissime.
Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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