José Eduardo Agualusa, Le donne di mio padre
La Nuova Frontiera, 330 pagine, 17,50 euro
Laurentina, una giovane regista portoghese, lavora a un documentario sulla vita di Faustino Manso, un musicista angolano degli anni settanta e ottanta, un’epoca intensamente sperimentale e sincretica. Con pochi collaboratori la regista cerca le sue tracce tra Angola, Sudafrica, Mozambico.
Le voci della troupe si alternano, e riferiscono la loro storia e quella dei tanti personaggi incontrati. Manso ha avuto molte donne e molti figli, tra cui Laurentina.
In questo romanzo polifonico, un Citizen Kane che accumula ricordi e presente, opinioni tecniche e riflessioni politiche, personaggi e ambienti, l’angolano Agualusa, che vive tra Brasile, Angola e Portogallo, si ribella all’immagine di un’Africa solo triste e tragica e rivendica la vitalità di un continente complesso, contro la nostalgia di ogni tradizione, nella speranza aperta da innesti meticci e da culture intrecciate. L’Africa come terra di sperimentazione e di verità, di speranza.
Picaresco e scanzonato, il viaggio di Laurentina parla di musica e di politica con eguale attenzione, e conclude su una rivelazione: Faustino, grande musicista e casanova, di gran fascino e talento, era sterile. Le donne che lo hanno amato e quelle raggiunte da Laurentina che ancora lo amano ammettono serenamente di aver avuto i loro figli da altri uomini. Ma cambia forse qualcosa?
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