Jeffrey Eugenides, La trama del matrimonio
Mondadori, 478 pagine, 20 euro
È legittimo non arrivare alla fine di questo massiccio romanzo di Eugenides, e dei due altri, ma non senza riconoscergli una coerenza e un’ispirazione significative. La diffidenza che si registra nei suoi confronti nasce dal suo rifiuto del postmoderno più fasullo ma anche di quello migliore, per esempio David Foster Wallace, che qui si dice sia rappresentato in uno dei personaggi secondari. E dalla somiglianza delle sue storie con quelle di tanta affliggente letteratura dei sentimenti che gli editori spalmano come miele sulle lettrici e i lettori avidi di consolazioni superficiali.
Ma Eugenides è bravo e sincero nelle sue scelte e scava minuziosamente nella crisi dei sentimenti primari e del più cantato e primario di tutti, l’amore, perché anche lui, come la protagonista Madeleine, ha nel cuore i suoi classici, il suo ottocento di scavo, e se il suo limitarsi all’ambiente che conosce – un ceto medio colto, al quale appartengono in definitiva anche gli autori d’oggi che non ama – gli preclude la comprensione dei drammi maggiori e del fondo più nero e vero della nostra epoca, trae da questo i vantaggi dell’approfondimento e il triangolo classico al centro del romanzo ne risulta meticolosamente vivo e vero. L’amore, il primo tra tutti i sentimenti, riguarda ancora tutti? E come è cambiato, o va morendo?
Internazionale, numero 935, 10 febbraio 2012
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