Vladislav Bajac, Hammam Balcania
Jaca Book, 412 pagine, 20 euro
È uno dei più ambiziosi romanzi del nostro tempo, e sarà il tempo a dire se è all’altezza delle ambizioni. Dopo più inizi e con una sola fine, procede per capitoli doppi, in numero arabo e in numero romano, che alternano l’oggi e lo ieri e ne cercano il comune guardando al passato nel modo in cui si dovrebbe guardare al presente. Lo ieri è un romanzo storico sull’amicizia tra un pascià turco, in realtà un giovane serbo finito schiavo e saggio superministro di Solimano il Magnifico, e il più grande architetto di moschee di tutti i tempi, “turco” anche lui ma di origine greca e cristiana.
L’oggi è una divagazione, per aneddoti e incontri (con Borges, Ginsberg e altri), per discussioni accanite con Orhan Pamuk intorno al senso della storia, all’identità nazionale e religiosa e a cento altre cose compresa la musica (Dylan, Cohen, Björk). Con qualche ridondanza da letterati molto narcisi. Tre temi se ne distaccano, nel confronto ideale all’interno di un solidale e tranquillo hammam, costruzione che ha per fine il dialogo: “Tutta la realtà attuale poggia su qualcosa di precedente” (il romanzo comincia sul ponte sulla Drina cantato da Andrić); l’elogio dell’amicizia e delle mescolanze culturali nel rispetto delle diversità; il senso del vivere e del fare sta nel costruire e non nel distruggere.
Internazionale, numero 949, 18 maggio 2012
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