John Le Carré, Una verità delicata
Mondadori, 307 pagine, 20 euro
Non ha pari la maestria raggiunta da John Le Carré nel coniugare l’analisi del presente del mondo nei suoi retroscena politici e criminali con la costruzione di intrighi plausibili e trascinanti, un’arte appresa da scrittori dell’intelligenza e della forza di Joseph Conrad, Maugham, Ambler e Greene dei quali è l’erede.
Questo romanzo ce ne dà conferma, ma è forse sembrato troppo ermetico per i pigri lettori italiani, le maggioranze vocianti irretite da un mare di scrittori trasandati ed effettistici. Qui si racconta di una “missione” losca del periodo di Tony Blair e del cosiddetto New labour, trent’anni fa a Gibilterra, e dei suoi esiti recenti, quando alcuni che ne furono coinvolti scoprono di aver partecipato a un assurdo delitto (una madre e una bambina, in tempo di migrazioni clandestine), e mal gliene incoglie perché le grinfie del potere politico-poliziesco attuale non tollererebbero uno scandalo. “Allora” era il tempo di Blair, il trionfo del New labour e del suo cinismo bellicista (in Italia il tempo di Craxi e poi di Berlusconi), e delle sue losche alleanze con il peggio del potere economico-politico-religioso statunitense.
Ecco un romanzo da non perdere, perfettamente tradotto, che ti prende e non ti lascia, e ti aiuta a capire molte cose. I pigri lettori e i loro rozzi autori che “tirano”, italiani e non, vadano a quel paese.
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