Michele Mari, Roderick Duddle
Einaudi, 485 pagine, 22 euro
Tu non sei Michele Mari, ma Roderick Duddle, intimano all’autore due brutti ceffi, precipitandolo in un’altra vita, in altri tempi, e in un’altra età perché Roderick ha dieci anni e intorno a lui c’è l’Inghilterra di Stevenson e Dickens ma anche degli intrighi gotici e dei perversi libri proibiti vittoriani.
Giocando con la cultura, Mari ci regala un divertimento di classe, un labirintico, vertiginoso romanzo d’appendice dove tutto è doppio e un capitolo s’intitola perfino
Il doppio del doppio del doppio, dove invenzioni e nomi rimandano ad altri, dove i destini s’incrociano e le parti si scambiano, dove il bene è sopraffatto dal male ma alla fine le vie della provvidenza sciolgono le matasse più complicate, ma alla meno peggio, perché il bene deve sempre accordarsi con il male minore.
Perversioni, omicidi e ingiustizie non hanno la meglio su Roderick e il suo doppio Michael, che seguiamo per terra e per mare. Ci si diverte molto, in questo gran gioco colto e bizzarro, anche se a volte chiedendosi che senso ha tutta questa impresa.
Ma nel ritmo mozzafiato delle avventure ci si crogiola allegramente, constatando che l’esasperazione delle vicende rimanda alla constatazione che l’uomo è un’argilla capace di tutto, e che gli innocenti fanno una gran fatica. Dopo la ridda delle azioni simultanee e dei cambi di scena Mari torna malvolentieri al presente e al “vero”: tu sei Michele Mari, non sei Roderick Duddle.
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