Michel Houellebecq, Sottomissione
Bompiani, 252 pagine, 17,50 euro
La voce che narra è di un intellettuale parigino, specialista di Huysmans, disperatamente mediocre, cui l’umanità non interessa, anzi lo disgusta. Anima nera e bersaglio dell’autore è un “buono a niente” ma acutissimo e spietato osservatore dei suoi simili e dei loro riti, misogino e primario nelle sue aride pratiche sessuali, un cerebrale che sa però vedere e capire.
L’azione è tra pochi anni, dentro una mutazione che porta a compimento una crisi europea. Un abilissimo leader musulmano francese va al potere, grazie a un’alleanza elettorale delicata con la sinistra, e impone le sue riforme – strutturali, profonde, determinate da scelte culturali (la chiave è l’educazione, la scuola), non economiche – verso la nascita dell’“Eurabia”, un impero nuovo a cui finisce volentieri per sottomettersi una popolazione estenuata da conformismi e consumismi. Per il narratore convertirsi all’islam non è solo un modo di mantenere la sua posizione, ma di trovare nuove eccitazioni e ragioni di vita.
Sottomettersi è bello, altri pensano e decidono per te (in Italia le conversioni sarebbero più facili e veloci, specialmente tra intellettuali, giornalisti ed educatori). Houellebecq ha scritto una profezia attendibile che è anche un grande romanzo, una comica “educazione sentimentale” dentro la nostra dismissione e il nostro possibile futuro. Irritante e geniale, va letto e discusso.
Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2015 a pagina 76 di Internazionale, con il titolo “Irritante e geniale”. Compra questo numero | Abbonati
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