Israel J. Singer, I fratelli Ashkenazi
Newton Compton, 630 pagine, 5,90 euro

Israel Singer, fratello maggiore del magnifico Isaac, è morto nel 1944 e la sua opera è ora fuori diritti. Ne profittano più editori (Adelphi, tra l’altro con La famiglia Karnowski, e Bollati Boringhieri, con I fratelli Ashkenazi e A oriente dei giardini dell’Eden), ma fu Longanesi a tradurlo per primo ed è Newton Compton a offrire le edizioni più economiche (anche di Yoshe Kalb).

Si ha infine a disposizione l’opera di un grande erede della tradizione ottocentesca, autore in yiddish di possenti affreschi che attraversano, come il capolavoro I fratelli Ashkenazi, metà dell’ottocento e il novecento. Fino alla seconda guerra mondiale e alla tragedia che fece sparire il mondo dello shtetl e degli ebrei delle grandi città narrato da Aleichem, da Peretz, dai Singer, da Asch e infine da Joseph Roth, il più inquieto e bravo dei loro eredi.

Attraverso la vita dei gemelli Simcha, introverso fondatore di un impero economico dal nulla (la nascita della grande industria tessile a Łódź), e Jacob, estroverso e generoso, storia privata e piccola e storia pubblica e grande s’incrociano, si scontrano, si lacerano, in grandezza e in infamia, in ricchezza e in povertà, in accettazione e in rivolta, tra polacchi, russi e tedeschi, prima che gli uomini tornino alla polvere da cui hanno origine.

Questo articolo è stato pubblicato il 5 febbraio 2015 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Mondo perduto”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it