“Il mondo è sull’orlo di una nuova guerra fredda. Alcuni sostengono che sia già cominciata”. Parole di Michail Gorbačëv, l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, l’uomo che ha inavvertitamente assestato il colpo di grazia al comunismo in Europa. Ha 83 anni, ha svolto un ruolo di primissimo piano nella fine della guerra fredda ed è considerato una specie di santo laico. Quindi sa perfettamente cosa sta dicendo, giusto?

Sbagliato. Non solo non è cominciata nessuna nuova guerra fredda, ma è difficile immaginare come se ne potrebbe scatenare una, anche volendo. Semplicemente mancano le materie prime. Possiamo rievocare i fantasmi della storia quanto vogliamo, ma si tratta comunque di morti che non possono sentirci.

Gorbačëv ha lanciato il suo monito a Berlino, capitale della Germania unita, in occasione del venticinquesimo anniversario della caduta del muro. Oggi anche lui ammette che nel complesso la fine del muro sia stata una buona cosa, ma è molto più ambivalente sul crollo del comunismo in Europa e sullo smantellamento dell’Unione Sovietica.

Fino alla fine del 1991 l’obiettivo di Gorbačëv è stato quello di salvare il comunismo riformandolo, non di seppellirlo. Inoltre l’ex presidente credeva (o almeno sperava) che democratizzando il comunismo avrebbe salvato anche l’Unione Sovietica. Ma la verità è che l’Urss non era altro che il vecchio impero russo sotto mentite spoglie.

Gorbačëv era e resta un romantico, e senza dubbio condivide l’opinione del suo meno amichevole successore Vladimir Putin secondo il quale il crollo dell’Unione Sovietica è stato “la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo”. Per questo è naturale che difenda le azioni del Cremlino incolpando Stati Uniti e Nato per la presunta deriva verso una nuova guerra fredda.

Tutto questo però non ha senso. Niente avrebbe potuto salvare l’Unione Sovietica. È stato l’ultimo dei vecchi imperi europei a cadere, soprattutto perché era un impero terrestre e non marittimo, e solo metà dei suoi abitanti era russa. Quando si è finalmente dissolto, dalle sue ceneri sono emerse quindici diverse nazioni, e per la civiltà umana non è stata una perdita più grave di quella degli imperi francese e britannico.

Il motivo principale per cui non potrà esserci una nuova guerra fredda è che “l’impero del male” (l’Unione Sovietica, secondo le parole di Ronald Reagan) non esiste più. Oggi c’è soltanto la Russia, un paese in gran parte deindustrializzato, governato da un’élite che si regge sulle ruberie e sulla corruzione e che si mantiene con le esportazioni di gas e petrolio.

La Russia ha una popolazione di appena 140 milioni di abitanti (la metà degli Stati Uniti e un terzo rispetto all’Unione europea), e i suoi eserciti non sono più schierati intorno a Berlino e in tutta l’Europa orientale. I soldati russi si trovano 750 chilometri più a est, a protezione delle frontiere del loro paese. Di tanto in tanto occupano un piccolo territorio che non è protetto dalla Nato (Abkhazia, Ossezia del Sud, Transnistria, Crimea, Luhansk, Donestk), ma non osano spingersi oltre.

Questo potrebbe provocare uno spiacevole confronto tra Russia e Nato (anche se ancora non è successo), ma non una guerra fredda globale. La Russia, semplicemente, non potrebbe reggere. E se pensate a una terza guerra mondiale, non preoccupatevi. Putin vuole salvare la faccia, ma non fino a questo punto.

Resta una domanda: di chi è la colpa dell’ostilità tra la Russia e le potenze occidentali? Secondo Gorbačëv è dell’occidente, e lo ha sottolineato elencando una serie di minacce, crimini e tradimenti commessi dagli occidentali.

La Nato ha violato i patti e ha incluso tutti gli stati dell’Europa orientale, ex satelliti sovietici ai tempi della guerra fredda. Ha permesso al Kosovo di dichiararsi indipendente dalla Serbia, tradizionale alleato di Mosca. Ha scatenato, contro il volere del Cremlino, diverse guerre per ottenere un “cambio di regime” in Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Libia) e ha perfino progettato un sistema di difesa missilistica per neutralizzare il deterrente nucleare (se credete davvero che funzionerebbe).

Sciocchezze. La Russia è stata invasa diverse volte nella sua storia, ma il permesso di essere paranoici scade dopo cinquant’anni. Èovvio che i paesi dell’Europa dell’est vogliano entrare nella Nato: sono ancora terrorizzati dalla Russia. Le potenze occidentali hanno compiuto molte azioni stupide e alcuni errori madornali, ma anche Mosca ha fatto abbondantemente la sua parte nei quindici anni sotto Putin.

Il compito dei diplomatici e soprattutto dei leader è quello di evitare azioni davvero stupide e davvero pericolose, cercando di limitare al minimo gli errori veniali. Barack Obama si è dimostrato particolarmente capace in questo senso, al pari della cancelliera tedesca Angela Merkel. Un tempo anche Putin era bravo in questo, ma ormai non più, forse perché è al potere da troppo tempo. I suoi interventi in Ucraina sono stati avventati in modo allarmante.

In ogni caso nessuno dichiarerà guerra alla Russia per difendere l’Ucraina. Diversi anni fa agli ucraini è stato detto che non avrebbero trovato protezione sotto la Nato, ma loro hanno comunque scelto di sfidare Mosca. Probabilmente la pagheranno cara, e le relazioni tra l’occidente e la Russia saranno congelate finché Putin sarà al potere. Ma sarà solo un problema locale, non certo un evento che darà il nome a un’intera epoca.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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