La chiave per vincere le elezioni è conquistare più voti. Può sembrare un’osservazione ovvia. Ma è anche incompleta, oltre che ingenua. Molti democratici, infatti, temono che alle prossime elezioni Romney e i repubblicani abbiano un’altra strategia: vincere impedendo agli avversari di votare.
Uno dei temi su cui il partito repubblicano ha insistito di più quest’anno è la frode elettorale, cioè la possibilità che anche le persone che non ne hanno diritto vadano a votare. Da qui la richiesta di norme più severe per l’identificazione degli elettori. Di per sé non ci sarebbe niente di male, ma secondo i democratici non ci sono elementi reali che facciano pensare a frodi, e l’unico obiettivo di queste proposte è rendere più difficile per le minoranze delle aree urbane (la base elettorale del partito democratico) esercitare il loro diritto costituzionale più prezioso.
Il tentativo dei repubblicani di limitare il numero dei giorni e le dimensioni delle sezioni elettorali in cui si può andare a votare in anticipo è visto dai democratici come un attacco agli elettori delle minoranze, che spesso approfittano del voto provvisorio, cioè della possibilità di votare anche se non hanno i documenti in regola, in attesa di verifiche.
La battaglia tra le due fazioni rischia di determinare l’esito delle elezioni. Lo scontro è già approdato in tribunale in Wisconsin, Florida, Iowa e South Carolina, quattro degli stati più combattuti. Un incubo incombe sulla classe politica: se le elezioni dovessero essere incerte, gli avvocati potrebbero ritrovarsi a discutere su chi sarà il presidente ben oltre il 6 novembre.
Traduzione di Fabrizio Saulini
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it