Non ci sono dubbi, il campionato italiano è il più folle del mondo. Per esempio, abbiamo una classifica di Serie B che vede nove squadre (nove!) cominciare la stagione con dei punti di penalizzazione, a causa dello scandalo del calcioscommesse. Sembra un leaderboard di golf piuttosto che una classifica di calcio. E siamo solo all’inizio, perché le indagini sono in corso in diverse città, dal nord al sud.
Sicuramente ci saranno ancora delle rivelazioni durante la stagione. Poi ricorsi e controricorsi al Coni, o al famoso Tar del Lazio. Per seguire il calcio italiano bisogna avere le spalle larghe, visto che i tifosi insultano tutti i giornalisti che osano indagare e cercano la verità, e come minimo una laurea in giurisprudenza. E non c’è più Gigi Garanzini a Radio 24. Che tristezza.
Abbiamo passato un’estate con trionfi (Prandelli, Balotelli, Pirlo, Cassano e Buffon agli Europei, piegati solo dalla Spagna dei miracoli in finale) e con veleni. La vicenda Conte ha oscurato il disastro dello scandalo in sé. Tutto è finito, come sempre, in una guerra fra tifoserie e fra reciproche accuse di complotti e dietrologie. Ognuno difende la sua squadra contro tutti, anche quando i cosiddetti “crimini” sono stati commessi altrove.
E intanto il sistema crolla. Non ci sono più soldi. Gli stadi non stanno più in piedi. Il Cagliari gioca a Quartu o a Trieste. Il campo di Bari fa schifo. Perfino Berlusconi, il magnate che ha comprato tutti (Van Basten, Lentini, Papin, Rivaldo, Gilardino, Ronaldinho) non tira fuori più un euro. Vende. Negli anni novanta, ai tempi d’oro, c’erano 70mila abbonati a San Siro per vedere il Milan. Quest’anno? Sono appena 20mila.
E ci sono ancora i vari Petrucci, Abete e il povero, tragico Stefano Palazzi, il “procuratore” che lavora ventiquattr’ore al giorno, ma non sa più cosa fare. Un disastro. Si è parlato molto di un cosiddetto top player, ma non è arrivato nessuno, per ora.
Ma, come ha detto Bob Dylan, “the darkest hour is right before the dawn”. Il calcio Italiano è sempre un sistema che produce tanti, ma proprio tanti giovani di qualità: Insigne, Verratti, Destro, per citarne solo tre. Stelle del futuro, in un’Italia sempre più multietnica dove giocatori come El Shaarawy, Ogbonna e Balotelli giocano in nazionale.
Senza i soldi per comprare un sacco di stranieri, le società dovrebbero puntare sui giovani. L’ultima grande epoca dell’austerità ha preceduto i grandi mondiali del 1978 e del 1982. Chissà questa volta. In ogni caso, siamo sulle montagne russe. Tighten your belts.
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