Nel 2016 ci sarà un referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione europea. I leader dei tre principali partiti d’Inghilterra – il leader del partito conservatore (David Cameron), il capo del partito laburista (ancora da stabilire) e quello del partito liberaldemocratico (idem) – faranno campagna per la permanenza di Londra nell’Europa unita. Anche lo Scottish national party (Snp) si schiererà dalla loro parte.
Sull’altro versante ci saranno l’Ukip, molti conservatori e una manciata di sostenitori del partito laburista. Il fronte del no sarà inoltre sostenuto dalla maggior parte della stampa popolare – Sun, Daily Express, Daily Mail – e da una parte della stampa tradizionale “di qualità”: probabilmente il Times, quasi certamente il Daily Telegraph.
Sarà una campagna “contro” che alimenterà il razzismo e il nazionalismo. La spinta per il sì sarà tiepida e debole, sempre sulla difensiva, concentrata soprattutto sulle conseguenze negative di un’uscita dall’Unione (un po’ come succederà con il referendum scozzese). Da entrambi gli schieramenti sentiremo promesse apocalittiche, e l’ostilità nei confronti dell’immigrazione sarà al centro delle discussioni. Le bandiere spunteranno da tutte le parti. Nigel Farage sarà ovunque. Il voto spaccherà in due il partito conservatore, per l’ennesima volta.
Dalle urne emergerà una vittoria risicata di quelli che vogliono restare in Europa, ma sarà una vittoria di Pirro. Alle elezioni successive l’Ukip farà man bassa incamerando molti voti degli elettori conservatori e laburisti. David Cameron si dimetterà e nel partito conservatore si verificherà una svolta euroscettica sotto la guida di Boris Johnson. Ma sarà troppo tardi. Alle elezioni generali del 2020 l’Ukip otterrà 300 seggi e formerà un governo di coalizione di centrodestra con l’ala euroscettica dei tory. A quel punto un secondo referendum sull’indipendenza scozzese sarà concesso all’Snp. Nel 2021 il Regno Unito cesserà di esistere con la scissione della Scozia, che resterà all’interno dell’Europa unita. Nel 2022 l’Ukip indirà un nuovo referendum. Questa volta il no all’Europa trionferà agevolmente.
Dopo lunghi negoziati, ciò che resta del Regno Unito lascerà l’Unione europea nel 2023. Saranno reintrodotti controlli più rigidi alle frontiere, e per entrare i cittadini di molti paesi avranno bisogno di un visto. I controlli alle frontiere torneranno anche al confine scozzese (anche se saranno largamente simbolici). Nicola Sturgeon sarà la prima presidente di una Scozia nuova e indipendente. Nigel Farage sarà il primo ministro d’Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
Forse mi sono spinto un po’ oltre. Probabilmente quello che vi ho illustrato è soltanto un incubo distopico, scritto sulla scia delle emozioni dopo le ultime elezioni. Ma forse, dopo tutto, non è così improbabile. Continuate a seguirmi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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