È la crisi politica più strana dell’anno. Un fatto apparentemente banale ha scatenato una serie di scontri di piazza in Georgia, esasperando il conflitto con la Russia, vicino ingombrante e aggressivo. Curiosamente, a trarne vantaggio potrebbero essere sia il Cremlino sia l’opposizione al governo di Tbilisi, ferocemente anti russa.

Il 20 giugno scorso l’Assemblea interparlamentare sull’ortodossia (Iao), un piccolo gruppo di parlamentari cristiani ortodossi provenienti da una ventina di paesi, ha tenuto il suo abituale incontro all’interno del parlamento georgiano. Per l’occasione il presidente del gruppo, il parlamentare russo Sergej Gavrilov, ha occupato la poltrona del presidente dell’aula e si è rivolto alla platea nella sua lingua madre, una delle quattro lingue ufficiali dell’organizzazione oltre al greco, l’inglese e l’arabo.

I leader dell’opposizione georgiana lo hanno ritenuto un affronto. La Georgia ha interrotto i rapporti diplomatici con la Russia dopo la breve guerra del 2008 vinta da Mosca, che ha poi riconosciuto l’indipendenza delle due regioni ribelli, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia. Oggi entrambe le regioni sono governate a tutti gli effetti dalla Russia, anche se Tbilisi non ha abbandonato l’idea di riconquistarle.

La Russia è un elemento tossico nella politica nazionale georgiana. Durante le elezioni presidenziali dell’anno scorso i due candidati principali – uno sostenuto dall’opposizione, l’altro dal partito di governo Sogno georgiano – si sono accusati a vicenda di avere legami con il Cremlino. In questo contesto, il fatto che un parlamentare russo si sia accomodato sulla poltrona del presidente dell’aula è sembrato un atto di resa.

Gli attivisti dell’opposizione, legati all’ex presidente Mikheil Saakashvili, sono immediatamente entrati in azione. La sera del 20 giugno una folla inferocita ha preso d’assalto il parlamento. La polizia ha risposto con idranti e proiettili di gomma, commettendo un chiaro errore strategico. Una delle principali critiche mosse da Sogno georgiano a Saakashvili, infatti, era l’eccessivo uso della violenza contro i manifestanti. Ora l’opposizione può rivolgere la stessa accusa contro il partito al potere.

Il governo ha deciso di fare qualche concessione ai manifestanti e ha ribadito di non essersi piegato al volere di Mosca. Il 21 giugno sono arrivate le dimissioni di Irakli Kobakhidze, il presidente dell’aula che aveva autorizzato il controverso incontro in parlamento. La presidente georgiana Salome Zourabichvili ha interrotto un viaggio all’estero e ha accusato Mosca di fomentare la protesta.

Putin sta cercando di riaffermare la sua capacità di mobilitare i russi contro i nemici esterni

“La Russia è il nostro nemico e un invasore”, ha scritto Zourabichvili sul suo profilo Facebook. “La quinta colonna controllata dal Cremlino può essere più pericolosa di un’aggressione palese”.

L’intervento della presidente non è bastato a placare la protesta. Migliaia di persone continuano a riunirsi ogni giorno davanti al parlamento per avanzare due richieste: le dimissioni del ministro dell’interno che ha autorizzato l’uso della forza contro i manifestanti ed elezioni anticipate con il sistema proporzionale al posto dell’attuale sistema in cui metà dei seggi viene assegnata su base maggioritaria.

Il 24 giugno Bidzina Ivanishvili, miliardario e leader di Sogno georgiano, ha accettato la richiesta di elezioni anticipate e il cambiamento delle regole per l’assegnazione dei seggi. Ivanishvili, l’uomo più ricco del paese, ha contribuito alle fortune del partito e dei suoi candidati. Per le presidenziali del 2018 i sondaggi assegnavano un comodo vantaggio al candidato dell’opposizione Grigol Vashadze, prima della sorprendente rimonta di Zourabichvili.

Una relazione complicata
Pur sostenendo ufficialmente la necessità di rafforzare i rapporti con l’Unione europea e la Nato, Sogno georgiano aveva gradualmente ripristinato i legami economici con Mosca. I voli tra i due paesi erano ripresi e la Russia aveva cancellato il bando sull’importazione di vino georgiano, di cui è il primo consumatore mondiale. Nel mese di maggio almeno 171.217 turisti russi (più di quelli di qualsiasi altro paese) hanno visitato la Georgia, la cui popolazione non supera i 3,7 milioni di abitanti.

Ma dopo le proteste della settimana scorsa e l’intervento su Facebook di Zourabichvili le autorità russe hanno immediatamente imposto uno stop ai voli tra i due paesi. E l’agenzia russa per la protezione dei consumatori ha rafforzato i controlli sul vino georgiano, giustificando la decisione con una presunta riduzione della qualità.

La reazione immediata della Russia appare abbastanza ingiustificata, anche perché nonostante i manifesti antirussi, le proteste e la retorica infiammata, i viaggiatori russi non sono mai stati così al sicuro in Georgia. Di recente non sono stati registrati attacchi e Zourabichvili ha invitato i russi a visitare il paese.

Ma la verità è che il presidente russo Vladimir Putin, più che preoccuparsi dei possibili atti ostili nei confronti dei cittadini russi in Georgia, sta cercando di riaffermare la sua capacità di mobilitare i russi contro i nemici esterni.

Al momento i sondaggi indicano che gli elettori sono stanchi della propaganda contro l’Ucraina e non vorrebbero ulteriori avventure militari in Medio Oriente. In questo senso una risposta dura al sentimento antirusso in Georgia potrebbe riattizzare il fervore patriottico che ha fatto impennare gli indici di gradimento di Putin dopo l’annessione della Crimea del 2014.

Le autorità russe hanno fatto il possibile per alimentare le passioni nazionaliste. L’addetto stampa di Putin, Dmitri Peskov, ha accusato i georgiani di “russofobia”, mentre la portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova ha pubblicato una serie di interventi su Facebook in cui critica i vertici di Tbilisi. “Oggi una decina di persone mi ha confessato di aver visitato in passato la Georgia ma di non avere intenzione di metterci più piede a causa di quei cartelli”, si legge in un post di Zakharova. La foto di una giovane georgiana con un cartello offensivo nei confronti della Russia è diventata virale.

Considerando le difficoltà di Putin nel convincere gli elettori di essere in grado di ridurre la povertà e rafforzare l’economia, incanalare l’odio verso un paese straniero che segue una politica proeuropea e pro Nato non è sicuramente una cattiva idea. Per molti russi, infatti, l’orgoglio nazionale ha la priorità sulle considerazioni economiche.

Ed è qui che gli interessi del Cremlino si sovrappongono a quelli dei nazionalisti georgiani decisi a rovesciare il partito di governo a Tbilisi. Putin ha bisogno di nemici, e loro non nascondono certo di esserlo. Anche perché questo potrebbe fargli vincere le elezioni.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Bloomberg.

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