Per noi che non abitiamo né in Emilia-Romagna né in Calabria sono quattro le ragioni di interesse per la scadenza elettorale di oggi, che in ogni caso riguarda più di cinque milioni di italiani.

  1. La tendenza, costante da molti anni, alla crescita dell’astensionismo, andrà verso un ulteriore picco? E lo farà proprio in una regione come l’Emilia-Romagna, in cui dal dopoguerra a oggi si è vista sempre una grandissima fedeltà all’esercizio del voto, una forte partecipazione politica, e un’intensa mobilitazione civile?

  2. Dando per certa in Emilia-Romagna la vittoria del candidato del centrosinistra, Stefano Bonaccini, il dilemma più significativo riguarda la destra. La Lega di Matteo Salvini, considerata in forte ascesa e già presente in Emilia-Romagna, supererà una Forza Italia, debilitata, frustrata e soprattutto depressa?

  3. Anche in Calabria è probabile la vittoria del candidato del centrosinistra, Mario Oliverio, che è ritenuto un “non renziano”. Pure qui gli interrogativi riguardano la destra, dispersa e aggregata occasionalmente intorno a vari candidati, tutti assai deboli. E che quindi daranno vita a uno scontro fratricida e a una sorta di resa dei conti tra Nuovo centro destra e Forza Italia.

  4. Possono far finta di niente, fischiettare e guardare ostentatamente dall’altra parte, ma questo test elettorale sarà assai significativo per gli esponenti del Movimento cinque stelle.

In Calabria il Movimento è passato dal 21,5 per cento delle europee del 2014 al 2,49 per cento delle comunali di Reggio Calabria di qualche settimana fa. Stessa questione in Emilia-Romagna, dove ha ottenuto il 23,1 alle politiche 2013 (senato) e il 19,2 alle europee 2014: quanti voti cederà alla Lega stavolta?

(Piccola scommessa, destinata a probabile insuccesso: e se la Lega non avrà in Emilia-Romagna quel boom che tutti prevedono?).

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