La finale di Champions League a Roma è stata una bella partita e una notizia importante, perciò non sorprende che fosse sulla prima pagina dei quotidiani di tutta Europa. Mi ha sorpreso però che tanti giornali abbiano scelto esattamente la stessa foto di Lionel Messi per illustrare la vittoria del Barcellona sul Manchester United.

La fotografia digitale ha cambiato il modo di funzionare dei giornali. Un tempo le foto erano spedite dalle agenzie su stampanti simili ai fax. Prima del digitale, il photo editor visionava più o meno duecento foto in un giorno importante. L’11 settembre 2001, ancora all’alba del digitale, arrivarono alla redazione del Guardian duemila foto.

Oggi si parla di 12-15mila immagini al giorno, che diventano 18mila quando c’è un evento importante. Con tante foto tra cui scegliere, sembra incredibile che i giornali riescano a pubblicare le stesse immagini. Naturalmente la maggior parte di queste 15mila foto è inutilizzabile: scarsa qualità, scatti promozionali o irrilevanti. Una buona fetta delle altre proviene dallo stesso gruppo di agenzie globali. E i giornali cercano spesso di raccontare le notizie sottolineando gli stessi aspetti (nella finale di Champions League era la rivalità tra Messi e Cristiano Ronaldo).

Se aggiungiamo il bisogno di colore, di emozioni e di una composizione forte, ecco che la scelta sarà molto limitata. Ma in fondo è una questione psicologica.

Anche con migliaia di foto tra cui scegliere, la maggior parte dei photo editor e dei direttori ama e apprezza le stesse cose. Forse non è così sorprendente che pubblichino le stesse foto.

Internazionale, numero 798, 5 giugno 2009

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it