Quello che state tenendo in mano è l’ultimo numero di Internazionale nella sua forma attuale. Mentre scrivo stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli del nuovo progetto grafico, che sarà introdotto la prossima settimana.

È un momento emozionante – il culmine di dieci mesi di lavoro – ma anche stressante. Pur avendo fiducia nel progetto, sono anche consapevole che le novità non piaceranno a tutti voi, soprattutto all’inizio. I lettori fedeli spesso si interrogano sulla necessità di un cambiamento. A volte pensano che non ci sia altro motivo che la noia, o un tentativo maldestro di seguire la moda. E di frequente accusano i grafici di volersi mettere al centro dell’attenzione.

Permettetemi allora di rassicurarvi: ho lavorato a stretto contatto con la redazione di Internazionale, che di certo non mi permetterebbe mai di compiere stupidi atti di vandalismo.

Da solo, un nuovo progetto non significa un restyling vincente. Un buon design è un connubio di forma e funzione, e delle due componenti la seconda è molto più importante. Dalla sua nascita, sedici anni fa, il design di Internazionale ha sempre puntato sull’intelligenza, la misura e la chiarezza. Ma come succede con ogni progetto, con gli anni alcune di queste virtù si sono perse o compromesse. Il nuovo design mira non solo a ripristinarle ma anche a rafforzarle.

Spero, naturalmente, che vi piaccia. Ma soprattutto spero che leggere il nuovo Internazionale sarà un piacere ancora più grande che in passato.

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