Nel suo nuovo libro The science of enlightenment, il maestro di meditazione Shinzen Young sostiene che meditando qualche minuto al giorno possiamo raddoppiare la durata della nostra vita. Qui le possibilità sono due. Una è che Young sia un ciarlatano. L’altra è che stia parlando in un senso fastidiosamente metaforico, come quando certi scrittori new age sostengono che “noi siamo l’universo”, il che in un certo senso può essere anche vero, ma non serve a molto quando stiamo cercando di uscire da un parcheggio. In realtà, penso che nessuna delle due alternative sia quella giusta e che potrebbe anche aver ragione. Abbiate pazienza e vi spiego.

Se avete più di 25 anni, vi sarete accorti che con l’età il tempo tende ad accelerare. Questo probabilmente succede perché facciamo meno nuove esperienze, quindi abbiamo un minor numero di informazioni da elaborare, prestiamo meno attenzione e, nel ricordo, i mesi e gli anni ci sembrano più brevi. Potete verificarlo cercando di ricordare l’ultima volta in cui vi sono capitate molte cose nuove.

Un viaggio di cinque giorni in Svezia che ho fatto l’anno scorso mi sembra ancora un evento importante della mia vita, ma i cinque giorni prima e quelli dopo sono evaporati, svaniti per sempre dalla memoria.

Aumentare l’attenzione
Il consiglio che si dà di solito per “rallentare” il tempo è avere più esperienze fuori del comune, ma pochi di noi possono passare più di una minima percentuale della loro vita a visitare paesi esotici e straordinari. Se abbiamo un lavoro, o figli che vanno a scuola, buona parte della nostra vita diventa necessariamente una serie di abitudini.

Ma, come fa notare Young, c’è anche un’altra possibilità: otterremmo lo stesso risultato se aumentassimo l’attenzione che dedichiamo a ogni momento della nostra vita, per quanto banale sia. Se vivessimo ogni attimo con il doppio della solita intensità, “la nostra esperienza di quell’attimo sarebbe più piena di quanto non lo sia adesso”, scrive. Quindi ci sembrerebbe che ogni periodo di tempo sia durato il doppio.

Quando diciamo che vorremmo vivere più a lungo, di sicuro non pensiamo al numero dei nostri compleanni

La meditazione migliora senza dubbio la concentrazione. E, adesso che Young mi ci fa pensare, ho la sensazione che i ritiri di meditazione ai quali ho partecipato siano durati più di qualche giorno.

Potreste obiettare che questo è il fastidioso discorso metaforico di cui ho parlato all’inizio. Non è che viviamo sul serio più a lungo. Oppure sì? Quando diciamo che vorremmo vivere più a lungo, di sicuro non pensiamo al numero dei nostri compleanni. Ci riferiamo proprio a quella sensazione soggettiva di una vita lunga e piena, alla quantità di tempo passato con le persone che amiamo o a fare il lavoro che ci piace. Nell’unico senso che conta veramente, quindi, una vita alla quale abbiamo prestato il doppio dell’attenzione sarebbe durata veramente il doppio.

Inoltre, citando alcune ricerche nel campo della psicologia, Young sostiene che un alto livello di concentrazione è gratificante di per sé, indipendentemente da quello su cui ci stiamo concentrando.

Se potessimo concentrarci completamente sulle sensazioni che ci provoca una qualsiasi esperienza, invece di perderci nel pensiero di quell’esperienza, secondo lui non soffriremmo mai (durante quei ritiri, mi sono accorto che un lancinante dolore che avevo alle gambe alla fine era diventato una semplice combinazione di sensazioni di caldo e di freddo). In breve: concentratevi di più e vivrete una vita più lunga e felice senza bisogno di modificare le vostre condizioni o l’aspettativa di vita. Dopotutto, non è un po’ strano desiderare di avere più anni a disposizione quando non stiamo neanche vivendo quelli che abbiamo?

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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