Ogni sera lo “Tsunami tour” riempie le piazze. È così che il comico e blogger Beppe Grillo ha battezzato la sua campagna elettorale. Al ritmo di una o due città al giorno, entro la data delle elezioni ne avrà visitate un centinaio. Mentre i suoi avversari sembrano preferire rimanere giorno e notte negli studi televisivi, il comico percorre l’Italia in caravan, all’antica, mentre i militanti del MoVimento 5 Stelle (con la V maiuscola come reliquia del gran “Vaffa”) inondano i social network con i loro messaggi.
Questo miscuglio di tradizione e modernità ha già prodotto i suoi effetti. Dopo una leggera contrazione all’inizio della campagna elettorale, Grillo è in una buona posizione - almeno nei sondaggi - per figurare nel terzetto di testa di queste elezioni, dietro Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, rubando il terzo posto ai centristi guidati da Mario Monti. Con il 15 per cento delle intenzioni di voto, potrebbe far arrivare in parlamento decine di persone, tutte rigorosamente sconosciute, senza esperienza politica e pulite al cento per cento (cioè con la fedina penale pulita).
Per Grillo questa campagna è una vera e propria passeggiata. L’Italia degli scandali quotidiani gli serve su un vassoio d’argento il suo pane quotidiano. Con il caso del Monte dei Paschi di Siena (Mps) è tranquillo almeno fino al 25 febbraio. Il terzo istituto bancario italiano è sospettato di aver truccato 730 milioni di perdite con alcune operazioni su prodotti derivati dopo aver ricevuto dallo stato quattro miliardi di euro sotto forma di obbligazioni. Nel 2007 i suoi dirigenti hanno pagato quasi dieci miliardi una banca (l’AntonVeneta) che ne valeva sette l’anno prima. Secondo la stampa italiana sono state versate delle tangenti e alcuni dirigenti sono accusati di aver prelevato una commissione del 5 per cento su tutte le operazioni.
Ma la cosa ancora più interessante è che l’Mps è strettamente legata al Pd attraverso una fondazione bancaria il cui consiglio di amministrazione è composto per tre quarti dai nomi più importanti della sinistra toscana. Questo per quanto riguarda Bersani. La banca inoltre è stata “salvata” dal governo dei tecnici, che gli ha concesso un prestito corrispondente all’ammontare dell’intera imposta municipale unica (Imu), pagata molto controvoglia dagli italiani. E questo per quanto riguarda Monti. Le autorità di sorveglianza, tra cui la Banca d’Italia all’epoca diretta da Mario Draghi - ora presidente della Banca centrale europea - hanno lasciato fare. E questo, infine, per quanto riguarda i banchieri, gli esperti e gli eurocrati. Insomma, un vero e proprio gioco al massacro.
Secondo Grillo lo scandalo Mps potrebbe rivelarsi ancora più importante di quello della Parmalat del 2003, quando il gruppo alimentare aveva rischiato di scomparire in un buco di 14 miliardi di euro di debiti, o del Banco Ambrosiano fallito nel 1982. Vero o falso, non importa. Sgolandosi sera dopo sera, spolmonandosi sotto la pioggia e nel freddo, convince più di Bersani e di Monti che si riparano dietro al piccolo schermo. E più di Berlusconi che promette di restituire l’Imu a dei connazionali perplessi.
In questa fase di decadenza della vita politica, di corruzione e di grande sfiducia degli italiani nei confronti di tutte le loro élite, Grillo non usa i guanti bianchi e lancia parole grosse promettendo di mettere tutti i colpevoli in prigione. O chiedendo ad “Al Qaeda di bombardare Roma” e la sua cricca di politici corrotti.
Traduzione di Andrea De Ritis.
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