Beppe Grillo, che ha sempre avuto parole molto dure (e talvolta condivisibili) nel denunciare i talk show della televisione italiana, ha fatto la sua comparsa nel salotto bianco di Porta a porta, la trasmissione di approfondimento di fine serata che merita tutte le critiche che si possono rivolgere a questo tipo di programma: messa in scena di polemiche inesistenti, urla, cortigianeria del conduttore, Bruno Vespa, nei confronti delle élite (in passato Berlusconi, oggi Renzi).
Ma Vespa e la sua trasmissione sono una tappa obbligata per chi vuole vincere un’elezione. I suoi telespettatori più fedeli sono per lo più di destra, piuttosto in là con gli anni (il 66 per cento del pubblico ha più di 55 anni), meno istruiti della media e in gran parte meridionali. La media del 17 per cento di audience è assicurata da donne casalinghe e solo il 4 per cento da studenti.
Così, per parlare a questo elettorato potenziale al quale fa paura, Grillo ha dovuto abbandonare il suo modo di parlare colorito che costituisce la base dei suoi comizi e la gioia del suo pubblico, per il quale ogni parolaccia equivale a una trasgressione. Niente urla, niente “cazzo”, niente “culo”, insomma nessuna di quelle parolacce con cui condisce abitualmente le sue dichiarazioni.
Comico o tribuno? Presentandosi come baluardo contro il fascismo (uno dei momenti fondamentali di tutti i suoi discorsi), anticapitalista e anti Europa, è difficile dire se Grillo sia riuscito a rassicurare il pubblico abituale di Porta a porta. Non sempre infatti ha trovato le risposte alle domande di Vespa, una volta tanto più insistente del solito, in particolare sulla questione dell’immigrazione clandestina, per la quale il comico genovese ha dovuto riconoscere di non avere una risposta migliore di quella del ministro dell’interno Angelino Alfano.
Dando del tu al presentatore, che conosce da decenni e con il quale ha anche presentato una serata elettorale negli anni ottanta (cioè nel secolo scorso), Grillo è parso spesso esitare tra due registri: il comico che è stato e il tribuno che è diventato.
Ma nel primo caso la televisione si rivela un mezzo di cui non sa padroneggiare i nuovi codici; mentre nel secondo il piccolo schermo è sembrato veramente troppo piccolo per Grillo (come quando si cerca di rimettere il vestito del matrimonio trent’anni dopo). Tuttavia lunedì, 4 milioni e 276mila spettatori hanno seguito Porta a porta, cioè un’audience del 27 per cento. Un record.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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