Bisogna cercare a lungo sul sito della Lega nord per trovare anche una semplice allusione al referendum sull’indipendenza della Scozia. Per il 18 settembre, data della consultazione, il partito - che peraltro ha sulla sua homepage lo slogan “per l’indipendenza della Padania” - invita i suoi militanti a due feste in piccoli comuni della Lombardia. Il sito della Lega non commenta neppure le manifestazioni di Barcellona del 12 settembre. E i suoi leader non sembrano aver fretta di dare il loro sostegno a queste iniziative.
Eppure, la nuova leadership del partito, guidata dal giovane eurodeputato Matteo Salvini (41 anni), in marzo aveva coinciso con il ritorno della formazione fondata da Umberto Bossi nel 1989 ai suoi ideali iniziali: indipendenza, lotta contro l’immigrazione e l’integrazione europea, “resistenza fiscale”. Ideali diventati sempre più confusi grazie alla partecipazione a tutti i governi di Silvio Berlusconi. Le elezioni europee di maggio sembrano aver dato ragione a questa nuova strategia, permettendo alla Lega di passare dal 4 per cento dei voti alle elezioni politiche del 2013 al 6 per cento di maggio grazie a una dura campagna elettorale contro l’euro. Un aumento confermato dai recenti sondaggi.
Ma le sorti della Scozia non sembrano interessarla. Tuttavia in marzo la Lega aveva sostenuto un referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto che secondo i suoi organizzatori aveva raccolto due milioni di voti via internet, raggiungendo quasi il 90 per cento in favore del “sì”. Un’iniziativa in parte “rovinata” dal folle progetto di qualche militante di prendere d’assalto Venezia con una ruspa trasformata in autoblindo. Con il risultato di trasformare un obiettivo politico in un’iniziativa folcloristica.
A fine agosto Salvini ha preferito visitare la Corea del Nord anziché andare a Edimburgo. Il leader della Lega ne è tornato ammirato e, anche se ammette che “non cambierebbe la sua vita” con quella degli abitanti di Pyongyang, ha scoperto “un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano in strada e non con la playstation, un grande rispetto per gli anziani”. Dichiarazioni che sembrano sincere, visto che i militanti e i leader della Lega non brillano certo per ironia.
Ma anche se teoricamente continua a difendere l’indipendenza della Scozia e della Catalogna “per mettere fine al dogma del centralismo e dell’Unione europea”, il leader della Lega, alleato a Strasburgo del Front national di Marine Le Pen, ritiene che per quanto riguarda l’Italia “la cosa più urgente è affrontare la crisi economica”. “Se non ci battiamo per uscire dalla prigione dell’euro, ben presto non ci sarà più nulla da salvare, né l’Italia né la Padania”, ha detto Salvini in un’intervista a Panorama.
Alla fine, il 13 settembre Salvini ha evocato il referendum scozzese affermando di non aver mai “abbandonato l’idea dell’indipendenza”. “Se vincerà il sì, un vento fresco soffierà sull’Europa”. Però, quasi a voler rendere più difficile il progetto secessionista in Italia, Salvini ha subito lanciato un appello per moltiplicare i referendum non solo in Lombardia e nel Veneto, ma anche in Piemonte, Sardegna, Sicilia e Salento!
“L’Italia non è la Scozia”, analizza il politologo Ilvo Diamanti, al quale mi rivolgo spesso alla ricerca di un’analisi della situazione. “E Salvini non è mai stato un secessionista. Per la Lega l’indipendenza è più una variante del regionalismo che un’aspirazione ideologica, si tratta di un argomento utilizzato a fini elettorali. Inoltre per il leader della Lega è difficile essere al tempo stesso alleato a Strasburgo con un partito strenuo sostenitore di uno stato forte e centralizzato, e raccomandare l’indipendenza quando è a Milano. Così fra lepenismo e indipendentismo ha scelto il primo”.
Comunque, scavando un po’ si finisce per trovare anche sul sito internet del partito una manifestazione che sembra in rapporto con il destino dell Regno Unito. Un’iniziativa che si terrà a Cittadella, un borgo medievale di 20mila abitanti vicino a Verona. “Futuro e indipendenza” si svolgerà il 21 settembre, cioè tre giorni dopo la battaglia di Scozia.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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