1. Robin Thicke, Blurred lines

Ce la siamo sorbita in tutte le salse, la canzone che ha rubato la scena a Get lucky dei Daft Punk (il cui vocalist, Pharrell Williams, rispunta qui come coautore e corista, principale responsabile del verso “hey hey hey”; ma, ehi, è il miglior heyheyhey dai tempi di Fonzie). La versione sexy del video e quella con gli hashtag, la parodia del suo machismo di grana grossa e un bellissimo montaggio con Kermit e Miss Piggy, mantiene inalterate presa ritmica, danzabilità, pura energia funky, e nella strada che va da James Brown a Kiss di Prince è una pietra miliare.

2. Ásgeir Trausti, King and cross

Come una forza della natura ogni tanto sbuca un islandese con cui fare i conti, e certo a ventun anni questo Ásgeir è più che un quasi anagramma di geiser. Avendo piazzato una copia del suo debutto Dyrd í dauðathogn a un decimo della popolazione islandese, attende l’autunno per scaldare i cuori europei col suo squisito falsetto nordico e una versione inglese (curata da John Grant), e spegnere l’eco estivo di quegli heyheyhey che poi alla fine finiscono per scheggiare gli zebedei. Musica da bio feedback del midollo spinale.

3. Redrum Alone, OniricAct Part 3 (Il Leprotto Remix)

Ecco, però fino agli splendori elegiaci dell’autunno dorato c’è tutto il tempo e a dire il vero siamo lì con la sindrome del rientro alle porte. E piace procrastinare con questa elettronica giocherellona di un duo barese che (dopo il primo album, De Redrum natura) si crede da qualche parte tra Daft Punk e Kruder und Dorfmeister, e siccome crederci è la cosa più importante, già propina un albumone di gommosi De Redrum remixes, ideali per testare nuovi auricolari compatibili con i Google Glass. Roba da hey hey permanente.

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