1. I Cani, Corso Trieste (feat. Gazebo Penguins)

“Ricordo solo che avevo la stessa faccia da cazzo dei pischelli che ora vedo in giro / da vero duro con problemi seri / ti giuro è l’unica / davvero l’unica / l’unica vera nostalgia che ho”. Una apertura lirica quasi unica nella musica così astringente di questo romano, che con il nuovo album Glamour fa seguito al Sorprendente album d’esordio de I Cani. Per il resto, tra Lexotan, storie di artisti impiegati e reginette di Tumblr, segue il suo tracciato piuttosto incisivo di elettronica new-new wave più anatomia patologica delle modernità deviate.

2. Ligabue, Il sale della terra

Se I Cani, con il linguaggio irrequieto nella ricerca di anfratti di modernità pop, sembra Rivista studio, il nuovo singolo del Liga somiglia a Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera: un editorialone come Il potere vuoto in un paese fermo. La promessa che non costa niente… Il capitano che vi fa l’inchino… La vergogna che fingiamo di provare. Breaking news: il prof editorialista guarda la classe dirigente, il rocker popolare generalizza sul “noi”. Entrambi dicono che non reggiamo alle prove della storia. Nessuno sa come venirne fuori.

3. Shantel, The Kiez is alright

Feuer! Il “Kiez” del titolo, che gioca su The kids are alright (ossia tutto a posto ragazzi, detto dagli Who), è il quartierino popolare tedesco tipo. Già, la Germania come via di fuga: nel 2007 Shantel, dj di origini bukovare, pubblicò Disko partizani, trascinante album che esplorava i Balcani come veicolo di ebbrezza paneuropea; e ora si ripresenta con un album meno coeso, fin dal titolo: Anarchy & romance. Un mixone balcan/ska/punk/rock & retro per accompagnare migrazioni di massa verso Berlino da parte di giovani italiani consapevoli e/o disincantati.

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