1. Claudio Baglioni, Quante volte
Quel pop italiano anni settanta, bene arrangiato, con il senso di mancanza e il crescendo strumentale verso la fine, e poi i ricordi che vengono a galla: era il 1977, Baglioni e il parruccone curato e apolitico, e quell’“avventura sesso una valanga di risate” sotto un pezzo di giornale attaccato alla suola (anche l’ascoltatore più piccolino capiva a quel punto che “sesso” doveva essere una cosa buona). È bello ritrovare una canzone perduta: si è conservata bene e pazienza se è intruppata nella nuova raccolta D’amore come il cioccolatino nel suo box cardioforme.
2. Tribuna Ludu, Erinni
Qual migliore corrispettivo classico per “avventura sesso una valanga di risate” di Aletto Megera e Tisifone, le tre raver mitologiche capaci d’infiammar d’ispirazioni selvagge tanti artisti sotto il loro nome collettivo, Le Furie? Ecco cimentarsi col terzetto anche la formazione fiorentina che a loro intitola il nuovo album, denso (per utilizzare il titolo di uno dei brani) di Muzak per necropoli, di tetri clangori metallici, improvvise accelerazioni prog, trovate per sfidare l’ascoltatore più avventuroso? All’incrocio tra Goblin, Cccp, Primus e le tempeste ormonali che uno ha.
3. The Decemberists, Better not wake the baby
È il rumore di una band che s’imborghesisce: la pizzicata al banjo, le calde armonie che vibrano sotto la peluria da pantheon hipster, e tanto elegante cazzeggio da tradizioni irlandesi, galeoni approdati a Portland, gargarismi con vecchieromagne dell’Oregon, come dei Pogues lite. E sì, si ascolta con solluchero il loro nuovo album, What a terrible world, what a beautiful world e la ex banda di intellò assorbiti tra anticaglie e buone letture ha l’aria di aver trovato la propria felice mezza età, senza svegliar bambini né spaventare cagnolini.
Questo articolo è stato pubblicato il 5 febbraio 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Avventura, sesso, cagnolini”. Compra questo numero | Abbonati
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