1. sarasara, Moon rock
Rumorini industriali, echi, loop da miniera di estrazione dell’ossitocina, e una voce francofona che mette a nudo la vulnerabilità di una francese rifugiata in Inghilterra, la vita segnata da tragedie, business school ed esperimenti sonori, transitati da Matthew Herbert all’etichetta di Björk, la One Little Indian. Il nuovo album, Orgone, racconta un percorso di rigenerazione bilingue, un self upgrade (ottenuto con la collaborazione di Pete Doherty) che ricorda gente intensa come Tricky o Gotye, ma con più voglia di comunicare.
2. Black Keys, Shine a little light
A parte questa modestia del titolo (che pare quasi un inchino ai Rolling Stones): ci sarà mai un opener più esaltante quest’anno per chi ama il rock’n’roll? Il ritorno del duo passa anche per questo: saper stare al proprio posto, e poi al momento giusto scatenare una bella tempesta di fuzz guitar. L’album è scolasticamente intitolato Let’s rock, e magari sarebbe stato meglio mettere in copertina una cattedra piuttosto che una sedia elettrica. I testi sono didascalici, ma Dan Auerbach e Patrick Carney, i due Keys, sono prof esemplari per qualunque school of rock.
3. Mauràs, Air bnb (feat. Frank Sativa)
E probabilmente anche feat. Tracey Thorn, visto quel sample iniziale che riprende il suo canto su Café Bleu degli Style Council, un pezzo di storia in questa tranche di “non mi stai spiegando niente ma suona bene” dov’è andata così, un “amore ai tempi dell’Ikea”, decostruito hip hop style. Dall’album Dico sempre la verità, che contiene anche la prima canzone di protesta contro le Balenciaga, “quelle scarpe che sembrano calze con la suola”. Lui preferisce scarpe più cheap, e non lesina sul microfono Akg a cui affida il flow.
Questo articolo è uscito sul numero 1314 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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